Nata nell’universo violento, la Terra è un pugno di minerali. Sono pietre miliari di un passato complicato, classificate univocamente in 5.400 specie secondo il sistema sviluppato da James Dwight Dana nel 1850. Oggi, la classificazione corrente è stata messa in discussione da Robert Hazen del Carnegie Institution for Science. In American Mineralogist di Roebling Medal, Hazen spiega che l’attuale sistema non coglie il processo di evoluzione universale e planetaria alla base della mineralogia. Il modello va integrato per amplificare la conoscenza esistente.

I diamanti più antichi dell’universo sono i nanocristallini, frutto della condensa dei gas esplosi dalle prime stelle. L’attuale catalogazione per composizione chimica e strutture cristalline li accomuna ai diamanti formati nelle profondità terrestri. Per Hazen è un’opportunità persa: la stessa etichetta di “diamanti” contraddistingue i viaggiatori cosmici e gli abitanti delle viscere della Terra senza coglierne le diversità.

Il concetto pionieristico di evoluzione mineraria è per Hazen essenziale per affermare l’unicità della Terra. La nuova catalogazione dovrebbe raggruppare in cluster le tipologie naturali partendo dai processi di formazione fisici, chimici e biologici e dall’ecologia minerale, la distribuzione spaziale. Anche i materiali non cristallini, come vetro vulcanico, ambra e carbone, esclusi dall’attuale sistema, andranno considerati perchè importanti per la conoscenza evolutiva del nostro pianeta. ‎”La Terra racconta storie vivaci” dice Hazen “ma per leggere questo testo, dobbiamo avere un nuovo linguaggio per descrivere la creazione di minerali al passaggio del tempo”.