La netta differenza tra i due emisferi lunari sarebbe frutto di un antico impatto con un pianeta nano agli albori del Sistema Solare. Lo ipotizza un nuovo studio che ha confrontato i dati della missione Nasa Gravity Recovery e Interior Laboratory (Grail) con i risultati di 360 simulazioni computerizzate.

Il mistero dei due volti della Luna è iniziato nell’era delle missioni Apollo, quando le prime osservazioni hanno rivelato sorprendenti differenze tra il lato visibile e quello nascosto. Le misurazioni effettuate dalla sonda Grail nel 2012 hanno fornito ulteriori dettagli sulla struttura della Luna, incluso lo spessore della crosta e la presenza di un ulteriore strato di materiale riscontrato solo sulla superficie visibile.

Attraverso simulazioni al computer un team di ricercatori dell’America Geophysical Union ha provato a spiegare tale asimmetria, utilizzando diversi scenari di impatto che potrebbero aver interessato la Luna nei primi anni di formazione. Tra le ipotesi più plausibili gli scienziati ritengono che il ‘colpevole’ possa essere stato un pianeta nano in orbita attorno al Sole con un diametro compreso tra i 720 e 780 chilometri che ad una velocità che va dai 24 ai 22.500 chilometri orari avrebbe impattato sulla superficie lunare.

Il nuovo studio fornisce anche una spiegazione per le differenze ad oggi ancora inspiegabili tra la composizione della superficie terrestre e quella della Luna, sulla quale troviamo isotopi di potassio, fosforo ed elementi come il tungsteno, che potrebbero quindi provenire da un forte impatto che avrebbe portato quel materiale sulla superficie.

“Comprendere l’origine delle differenze tra il lato vicino e il lato oscuro della Luna è un problema fondamentale nella scienza lunare. Sulla la Luna abbiamo raccolto molti dati che potrebbero essere utili per formulare nuovi modelli e applicarli nello studio di altri mondi asimmetrici nel nostro Sistema Solare”.