Mutamento del paesaggio in relazione alle intemperanze del clima: è quanto si sta verificando nell’Isola di Banks, territorio canadese situato nel Mar Glaciale Artico. Infatti, i picchi delle temperature estive, che si sono fatti sentire anche in queste aree fredde, hanno intaccato il permafrost dell’isola, provocando un rimodellamento delle superfici. Fino a tempi abbastanza recenti, i geologi ritenevano che il permafrost fosse relativamente immune alle bizzarrie del clima, ma un nuovo studio – appena pubblicato su Nature Communications – mostra che anche questo tipo particolare di terreno sta cedendo le armi.

La ricerca, condotta dai ricercatori del Dipartimento di Geografia, Ambiente e Geomatica dell’Università di Ottawa, si è basata su una serie di immagini satellitari realizzate per la piattaforma Google Earth Engine; in particolare, è stata usata la funzione Timelapse per ricostruire l’andamento del permafrost dell’Isola di Banks in un arco di tempo compreso tra il 1984 e il 2013. Analizzando i dati, gli autori dell’articolo hanno notato che nel 2013 il numero di frane dovuto allo scioglimento del ghiaccio nel permafrost era aumentato di 60 volte. Un risultato molto preoccupante: nel 1984 l’isola era interessata solo da una sessantina di questi smottamenti da disgelo, che nel 2013 avevano raggiunto un ammontare di oltre 4mila unità, di cui 300 nell’area del parco nazionale Aulavik. L’85% delle nuove frane, secondo gli studiosi, si è formato dopo quattro stagioni estive particolarmente roventi (1998, 2010, 2011 e 2012), in cui è stato intaccato lo strato superiore del permafrost. Le frane da disgelo possono essere attive anche per decenni e in futuro potrebbero moltiplicarsi fino a raggiungere cifre da capogiro.

I detriti formatisi a seguito di questo fenomeno hanno inciso negativamente sulla morfologia del territorio: ne hanno risentito soprattutto laghi e fiumi, con conseguenze pesanti sugli ecosistemi acquatici, ancora non pienamente quantificabili. Inoltre, i detriti possono far sentire il loro effetto anche dopo parecchio tempo, dato che contengono materiale organico la cui decomposizione porta al rilascio di biossido di carbonio o metano e quindi all’incremento dell’effetto serra. Le frane hanno influito anche sulle attività umane dell’isola: gli abitanti del villaggio di Sachs Harbour non possono più muoversi con facilità in alcune aree, dove la pesca è diventata difficoltosa. I danni al permafrost non possono essere sanati; secondo i geologi, l’unica strategia che può rivelarsi efficace per preservare queste aree è la riduzione drastica dei gas serra.