Il 13 marzo la copertura dei ghiacci marini dell’Artico ha toccato il suo massimo annuale con 14,78 milioni di chilometri quadrati. Anche se l’estensione registrata è superiore al minimo assoluto raggiunto, per gli scienziati della Nasa e del National Snow and Ice Data Center il dato non è confortante ed è il settimo più basso per la scarsità dei ghiacci invernali registrati da satellite negli ultimi 40 anni. Alla distesa ghiacciata di quest’anno mancano all’appello 860,000 chilometri quadrati di ghiacci, che mediamente c’erano tra il 1981 e il 2010. E’ un po’ come perdersi il Texas.
Durante la stagione invernale il ghiaccio si ispessisce su buona parte del Mar Glaciale Artico lambendo i mari vicini, per poi assottigliarsi e sciogliersi durante primavera ed estate. Il trend delle estensioni minime e massime è al ribasso, e il 2019, pur interrompendo l’andamento molto negativo delle registrazioni da satellite degli ultimi quattro anni, riflette questa tendenza. “Anche se il 2019 è stato meno drammatico degli ultimi anni vi è un declino continuo del ghiaccio marino in inverno” ha detto Melinda Webster, studiosa del Goddard Space Flight Center della Nasa.
“Non è che non vedremo nuovi record minimi, invernali o estivi, nei prossimi anni, ma ci dobbiamo aspettare una maggiore variabilità rispetto al passato” spiega Ron Kwok, ricercatore del Jet Propulsion Laboratory della Nasa. Nel suo studio del 2018 Kwok ha evidenziato come il 70 per cento del pack ora è ghiaccio stagionale. E’ finito il tempo del vecchio ghiaccio pluriennale. Lo spesso bastione a copertura del mare è stato soppiantato da un ghiaccio più sottile che si rigenera più velocemente in inverno, ma che è molto variabile e reattivo agli agenti atmosferici.