Un groviglio di nubi scure che confluisce in un vortice ovale. Questa l’ultima immagine della Grande Macchia Rossa di Giove, scattata da JunoCam – la camera ad alta risoluzione a bordo della sonda Juno della Nasa, durante il suo settimo flyby avvenuto lo scorso 10 luglio. L’immagine della turbolenta tempesta anticiclonica che imperversa sul Pianeta da almeno 300 anni, è stata definita dal principale ricercatore della missione Scott Bolton, “tra le migliori mai ottenute”.

Come previsto dal team Juno, e dal suo proficuo progetto di citizen science le immagini grezze del flyby sono state rielaborate dai cittadini-scienziati – appassionati volontari sparsi su tutto il globo. La partecipazione del pubblico nella ricerca scientifica ha già permesso di realizzare spettacolari ritratti ad alta definizione del gigante gassoso. Chiunque può contribuire al progetto stando comodamente seduto davanti al proprio computer di casa. Gli ultimi scatti d’autore provengono dai cittadini-scienziati Jason Major (nell’immagine in alto), Gerald Eichstäd e Kevin Gill  e  che hanno utilizzato i dati dell’imager per elaborare tre suggestivi ritratti della Grande Macchia Rossa. “Seguo la missione Juno da quando è stata lanciata. E’ sempre emozionante vedere nuove immagini di Giove quando arrivano, ma è ancora più emozionante prendere le immagini grezze e trasformarle in qualcosa che la gente può apprezzare” afferma il cittadino-scienziato Jason Major.

Durante il settimo sorvolo, nel momento di massimo avvicinamento al pianeta (perigiove), la sonda ha raggiunto una distanza di 3500 chilometri dalla superficie di Giove. Undici minuti e 33 secondi più tardi Juno ha sorvolato le nubi della Grande Macchia rossa ad una distanza di 9.000 chilometri. Il prossimo flyby è previsto il prossimo 1 Settembre. La missione Juno – lanciata il 5 agosto 2011 da Cape Canaveral e giunta nell’orbita di Giove il 4 luglio dello scorso anno (in Italia era il 5) – ha il compito di studiare l’origine, l’evoluzione e la struttura interna del pianeta, la magnetosfera polare, l’origine del campo magnetico, l’abbondanza di acqua, la caratterizzazione dei venti nella bassa atmosfera e le quantità di ossigeno e azoto.