Qualche mese fa, il braccio robotico di 17 metri collegato alla Iss ha iniziato a muoversi: il suo obiettivo era quello di ispezionare dall’esterno una parte fondamentale della casa spaziale, il laboratorio europeo Columbus.
Modulo di ricerca sviluppato dall’Esa e costruito in Italia a Torino, il Columbus è stato lanciato nel febbraio 2008 come carico dello Shuttle Atlantis. Grazie alla telecamera installata sul braccio robotico della stazione, gli scienziati dell’Esa puntavano con questa nuova analisi a un risultato apparentemente insolito: scoprire quanti micrometroriti hanno colpito la superficie del laboratorio Columbus nel corso di oltre 10 anni di onorato servizio. Oggi questa indagine si rivela più che legittima: sorprendentemente, le prime analisi dati mostrano diverse centinaia di piccoli crateri da impatto disseminati sui pannelli del Columbus.
Secondo i ricercatori, questi segni sarebbero stati prodotti proprio da piccoli frammenti di detriti naturali o artificiali, generalmente con dimensioni più piccole di un millimetro. Per quanto microscopici, questi oggetti possono viaggiare a velocità estremamente elevate, motivo per cui è fondamentale tenerli sotto controllo per garantire la sicurezza di astronauti e satelliti in orbita bassa.
Al momento, garantisce l’Agenzia spaziale europea, l’incolumità degli equipaggi che si alternano sulla Iss non è a rischio, poiché il Columbus e tutti gli altri moduli della Iss sono stati costruiti per resistere a “proiettili cosmici” anche peggiori di questi. Ma questa indagine sul modulo europeo permetterà di comprendere meglio la natura e la quantità dei micro detriti in orbita bassa, monitorandoli anche in vista di future missioni umane.
“Queste piccole ammaccature sulla parte esterna del Columbus – commenta Detlef Koschny del Planetary Defence Office dell’Esa – mostrano che lo spazio attorno alla Terra dopo tutto non è così vuoto. Ma mostrano anche l’ottimo lavoro che il nostro modulo st afacendo per proteggere gli astronauti che vivono e lavorano nello spazio.”