Dieci tra sonde e satelliti e la più ampia collaborazione interplanetaria per seguire nel suo viaggio un “flare” un’eruzione coronale di massa (CME), le violente eruzioni della nostra stella che condizionano lo spaceweather.
Il tutto ha principio nel 2014, il 19 ottobre. I ricercatori facenti parte del team di Mars Express dell’ESA sono intenti a studiare l’interazione della cometa Siding Spring con l’atmosfera marziana quando notano un’interferenza. Questa interferenza ha dato il via ad una delle più vaste collaborazioni internazionali della storia.
L’interferenza era infatti dovuta ad un CME emesso dal Sole il 14 ottobre, 5 giorni prima. Regolarmente registrato dalle sonde ESA Proba 2 e Nasa, Soho, Sdo e Stereo, sono chiamate a registrarne passaggio ed effetti tre sonde marziane, Mars Express, Mro e Maven, la sonda Rosetta in viaggio con la cometa 67/P e la sonda Cassini nel sistema di Saturno, come anche la lontanissima New Horizons nel sistema di Plutone.
La velocità di mille chilometri al secondo registrata il 14 agosto, nel giro di un mese, ci dice la sonda Cassini, scemava fino a 500 km/s. Ma il fattore realmente interessante è l’influenza che ha l’emissione solare sui raggi cosmici, di fatto una sorta di bolla protettiva. Nel suo passaggio nel sistema marziano, i ricercatori registrano, infatti, un calo dei raggi cosmici del 20%, durato 35 ore, del 17%, secondo la sonda Rosetta, e della durata di 60 ore, fino al sistema di Saturno, dove la riduzione è bassa ma si prolunga per 4 giorni, a dimostrazione che i valori (calo raggi cosmici/durata del calo) sono inversamente proporzionali.
Quelle che ad oggi erano delle ipotesi, concrete, ma basate su dati non integrati, oggi hanno trovato, grazie a questa collaborazione interplanetaria, alcune conferme, come ad esempio quanto il cosiddetto spaceweather condizioni il nostro sistema planetario.