“La peggiore previsione teorica nella storia della fisica”. Molti studiosi si riferiscono così al problema della costante cosmologica, ovvero la discrepanza tra i valori teorici e i dati osservativi rispetto a uno dei più grandi misteri della scienza moderna, l’energia oscura. Nel tradizionale modello Lambda-Cold Dark Matter (LCDM), questa ineffabile e misteriosa componente del cosmo – che insieme alla sua altrettanto oscura compagna, la dark matter, costituirebbe oltre il 95% dell’Universo – dovrebbe essenzialmente coincidere con la costante cosmologica. In base a questo modello, l’energia oscura non presenterebbe componenti dinamiche, ma corrisponderebbe al cosiddetto valore Eos (dall’inglese Equation of State, equazione di stato) di -1.

Ora un gruppo internazionale di ricerca guidato dall’Università di Portsmouth confuta la natura ‘statica’ dell’energia oscura, in quella che potrebbe essere una soluzione elegante al problema della costante cosmologica. Secondo il nuovo studio, pubblicato su Nature Astronomy, la dark energy potrebbe non coincidere con l’energia nel vuoto (la costante cosmologica, appunto), bensì con una sorta di campo dinamico.

Questa teoria arriva a coronamento di un lavoro di ricerca diretto dall’astronomo Gong-Bo Zhao, con doppia affiliazione all’Università di Portsmouth e al National Astronomical Observatories in Cina. Nel 2016, il gruppo di scienziati ha utilizzato i dati dello Sloan Digital Sky Survey (SDSS) per misurare le cosiddette oscillazioni acustiche barioniche dell’universo. Il nuovo studio su Nature Astronomy ha analizzato queste misure e ha rilevato una significativa presenza di energia oscura dinamica, corrispondente alla quantità di 3.5 sigma. Questo ha suggerito agli scienziati l’ipotesi di un campo dinamico associato all’energia oscura, che supererebbe quindi il limite di -1 imposto dalla costante cosmologica. “Siamo emozionati nel constatare che le attuali osservazioni sono in grado di confermare a questo livello la natura dinamica dell’energia oscura – commenta Gong-Bo Zhao – e speriamo che le osservazioni future confermeranno ciò che vediamo oggi.” Spetterà alle prossime generazioni di telescopi il compito di verificare questa teoria; in particolare, gli occhi sono puntati sul Dark Energy Spectroscopic Instrument (DESI), che dovrebbe costruire una nuova, dettagliatissima mappa in 3D del cosmo entro il 2018.