Scovare angoli di Universo potenzialmente abitabili e al tempo stesso raggiungibili dall’uomo. È una delle sfide principali delle future missioni nello spazio, che nei prossimi anni punteranno a individuare i luoghi del cosmo più adatti alla vita. Ora due studi aprono scenari interessanti su due dei candidati più papabili per le future missioni con equipaggio: la Luna e Marte.

La prima ricerca, condotta dalla Purdue University nell’Indiana, Stati Uniti, ha individuato sul nostro satellite una sorta di tubo lavico dove gli astronauti potrebbero ripararsi dalle intemperie spaziali. Nessuno è mai stato sulla Luna per più di tre giorni, ma questo nuovo habitat avrebbe le caratteristiche utili per permettere missioni più lunghe. Lo studio, pubblicato su Geophysical Research Letters, è stato possibile grazie ai segnali raccolti dal Lunar Radar Sounder nell’ambito della missione spaziale giapponese Selene. “L’esistenza di questa cavità non è un fatto nuovo – spiega Jay Melosh, leader dello studio – ma fino adesso non era chiaro quanto fosse profondo il suo sistema interno.” I nuovi dati mostrano invece la presenza di un ampio spazio in questa ‘caverna’ lunare, che potrebbe essere appunto utilizzato dagli astronauti.

Il secondo studio, realizzato dall’Università di Lisbona e pubblicato su Plasma Sources Science and Technology, guarda invece a una destinazione ben più lontana: Marte. Le principali agenzie spaziali, Nasa in testa, puntano a spedire il primo uomo sul pianeta rosso entro il 2030, ma perché questo sia possibile servono nuove tecnologie per garantire la sopravvivenza degli astronauti. Nella loro ricerca, gli scienziati portoghesi ipotizzano che la chiave per creare un ambiente adatto alla vita sul suolo marziano sia la tecnologia al plasma. Questa tecnica permetterebbe di produrre ossigeno direttamente a partire dall’abbondantissima anidride carbonica dell’atmosfera del pianeta, rendendo così il mondo rosso abitabile.