IceCube ce l’ha fatta. Per la prima volta nella storia, un esperimento scientifico ha misurato la capacità della Terra di assorbire i neutrini, le particelle più piccole di un atomo che si muovono attraverso lo spazio – e attraverso tutti noi – quasi alla velocità della luce. Sepolti nel ghiaccio antartico, a una profondità che si aggira tra i 1450 e i 2450 metri, gli oltre 5.000 rivelatori sferici di IceCube (il South Pole Neutrino Observatory) lavorano incessantemente da qualche anno. È stato merito loro la prima rilevazione, alla fine del 2013, dei neutrini altamente energetici provenienti dall’esterno del Sistema Solare. Ora l’osservatorio del polo sud torna a far parlare di sé, grazie alla scoperta – pubblicata oggi su Nature – di quasi 11.000 interazioni neutriniche.
“Questo risultato è importante – spiega Doug Cowen della Penn State University – perché mostra, per la prima volta, che particelle ad altissima energia possono essere assorbite da qualcosa – in tal caso, dalla Terra. Sapevamo che i neutrini a energia più bassa possono passare attraverso quasi qualunque cosa, ma nessun esperimento aveva mai dimostrato che i neutrini ad alta energia potessero venire in qualche modo stoppati.”
E così questa nuova scoperta di IceCube ci regala un ulteriore tassello per comprendere il funzionamento dell’universo. Infatti i neutrini si sono formati proprio all’inizio del cosmo, e hanno continuato a essere prodotti dalle stelle e diffusi nello spazio. “I neutrini si sono guadagnati una buona reputazione per quanto riguarda la loro capacità di sorprenderci – dice Darren Grant, portavoce della collaborazione IceCube – ed è davvero emozionante vedere queste prime misurazioni e le potenzialità dei test futuri.”