Quando una cometa si avvicina al Sole diventa attiva: questo processo permette l’evaporazione dei gas congelati al suo interno, che liberano granelli di polvere nello spazio. Analizzare la composizione di questi minuscoli granelli permette di realizzare una vera e propria lista degli ingredienti che compongono la cometa stessa. Finora, solo poche sonde sono riuscite a portare a termine questo compito: tra loro la missione Rosetta dedicata allo studio della cometa 67P Churyumov-Gerasimenko. Il team della sonda ha utilizzato lo spettrometro di massa Cosima per la raccolta di oltre 3500 grani di polvere. Il più piccolo misurava solo 0,01 millimetri, mentre il più grande 1 millimetro. Lo strumento consente l’osservazione di ogni singolo granello grazie a un microscopio; i granelli vengono poi bombardati da un fascio di ioni indio ad alta energia. Gli ioni secondari, emessi durante questo processo, possono essere ‘pesati’ e analizzati da Cosima che, per lo studio in questione, ha preso in considerazione 30 granelli con proprietà che hanno garantito un’analisi significativa.
«Le nostre analisi mostrano che la composizione di questi grani è molto simile – commenta Martin Hilchenbach, ricercatore del Max Planck Institute – questo dimostra che le polveri della cometa sono costituite dagli stessi ingredienti del nucleo». Le molecole organiche sono in cima alla lista, dato che rappresentano circa il 45 per cento del peso del materiale cometario solido: questo particolare permette di inserire 67P nel gruppo di corpi celesti più ricchi di carbonio del Sistema Solare. Il restante 55 per cento della cometa è invece composto da sostanze minerali, principalmente silicati. Gli scienziati concordano sul fatto che la cometa di Rosetta contiene una percentuale di acqua come qualsiasi altra: la loro lunga permanenza ai confini del Sistema Solare ha fatto sì che l’acqua sia stata presente sotto forma di ghiaccio che non poteva reagire a contatto con i minerali.
I ricercatori ritengono che 67P contenga perlopiù materiale incontaminato, data l’assenza di minerali idratati nella polvere cometaria. Questa conclusone è supportata dal rapporto di alcuni elementi come il carbonio e il silicio. Se superiore a cinque, questo valore è molto vicino a quello rilevato sul Sole, simile a quello riscontrato agli albori del Sistema Solare. In una precedente pubblicazione il team di Cosima aveva dimostrato che il carbonio di 67P è presente in maggior parte sotto forma di macromolecole organiche. L’ultima ricerca aggiunge un ulteriore tassello ovvero che questi composti costituiscono gran parte del materiale cometario. Se, come sostengono molti scienziati, le comete hanno effettivamente portato sulla Terra composti organici, questi ultimi sarebbero stati presenti sotto forma di macromolecole organiche.