Che cosa si nasconde nel cuore della Via Lattea? Il centro della nostra casa galattica è stato studiato a lungo dagli astronomi, ma ancora ci riserva non poche sorprese. Una delle più grandi risale all’anno scorso, quando un team dell’Università del Northwestern ha osservato per la prima volta un insolito filamento a forma di serpente vicino al buco nero supermassiccio della Via Lattea. La misteriosa struttura si estende per circa 2.3 anni luce e curva in corrispondenza di Sagittarius A*, sorgente di onde radio molto compatta e luminosa identificata appunto con il nostro buco nero galattico.

Ora un nuovo gruppo di ricerca coordinato dall’Università della California ha ottenuto il più preciso ritratto di questo particolare filamento mai realizzato ad oggi. “Quest’immagine – spiega Mark Morris, leader dello studio pubblicato su Astrophysical Journal Letters – ci permette di seguire il filamento in maniera molto più ravvicinata fino al buco nero al centro della Via Lattea. Tuttavia, ci resta ancora molto lavoro da fare per capire l’esatta natura di questo oggetto.”

Sono tre, al momento, le ipotesi formulate da Morris e colleghi per svelare l’identikit di questo ‘serpente’ cosmico. La prima è che sia causato da particelle ad alta velocità spinte fuori dal buco nero supermassiccio. La seconda teoria, più fantasiosa, è che il filamento sia in realtà una stringa cosmica – oggetti al momento ancora teorici portatori di massa e carica elettrica. Infine, la terza opzione si oriente maggiormente verso una spiegazione di ‘casualità’: in tal caso, la posizione del filamento vicino al buco nero sarebbe una pura coincidenza, il che non escluderebbe la presenza di altre strutture simili nella nostra galassia.

E così l’enigma del serpente al centro della Via Lattea non può ancora dirsi risolto, come spiega Jun-Hui Zhao del Centro di Astrofisica Harvard-Smithsonian a Cambridge: “Parte del fascino della scienza è l’incontro con misteri difficili da svelare. Ma anche se non abbiamo ancora la risposta, il percorso per trovarla è affascinante ed è ciò che sta motivando gli astronomi a costruire nuovi radiotelescopi di ultima generazione per esplorare il cosmo.”