500mila euro da investire in nuove tecnologie per la futura esplorazione lunare. È la risposta europea alla nuova corsa alla Luna che, Nasa in testa, sta coinvolgendo tutte le principali agenzie spaziali internazionali. L’Esa rilancia la partecipazione del vecchio continente con il Metalysis-Esa Grand Challenge, bando che prevede un premio di mezzo milione per le aziende europee interessate alla conquista del nostro satellite.

La sfida è quella di mettere a punto tecnologie per costruire basi lunari, anche con la stampa 3D, a partire dalle cosiddette risorse in situ, ovvero i materiali estratti direttamente sulla Luna.  Un esempio? La struttura da 1,5 tonnellate realizzata grazie a una stampante 3D, a partire da polvere lunare simulata (immagine in basso).  Il progetto, sviluppato al centro Estec dell’Esa nei Paesi Bassi, è nato proprio con l’obiettivo di dimostrare la fattibilità di costruire basi lunari utilizzando direttamente materiale prelevato dal nostro satellite. Una strategia che permetterebbe di abbattere i costi delle future missioni umane sulla Luna, trampolino di lancio per il primo sbarco su Marte. Una strategia che permetterebbe di abbattere i costi delle future missioni umane sulla Luna, trampolino di lancio per il primo sbarco su Marte.

Come suggerisce il nome, il bando si ispira a Metalysis, una compagnia britannica nel South Yorkshire che ha sviluppato una tecnica per convertire gli ossidi e i minerali raffinati direttamente in polveri di leghe metalliche. Le proposte delle aziende concorrenti dovranno essere basate su questo processo, applicato alla stampa 3D per l’industria aerospaziale.

L’iniziativa Grand Challenge dell’Agenzia spaziale europea rientra nel programma Spazio 4.0, che punta a trovare nuove collaborazioni tra pubblico e privato per promuovere l’innovazione nel settore spaziale. L’Europa segue così la tattica già avviata da tempo dagli Stati Uniti, che stanno investendo sempre più risorse nello spazio privato. Rispetto all’obiettivo Luna, la Nasa ha infatti selezionato una serie di “compagni di viaggio” che la affiancheranno nell’impesa di riconquista del nostro satellite: compagnie che operano nel settore spaziale e che avvieranno con l’agenzia statunitense i cosiddetti contratti di Commercial Lunar Payload Services.

La Nasa vuole dunque coinvolgere gli attori privati per quanto riguarda la gestione dei carichi utili da spedire sulla Luna, mentre l’Esa punta alle basi lunari. Si tratta di approcci complementari, che hanno in comune un nuovo modo di concepire l’esplorazione spaziale, basato sulla cooperazione tra i diversi attori che regolano l’economia dello spazio.

 

Simulazione di una struttura lunare realizzata con la stampa 3D (ESA–G. Porter)