Copertura boschiva in recessione, soprattutto nelle zone più a nord dell’emisfero settentrionale della Terra e nelle aree con altitudini elevate: è quanto emerge da un nuovo studio che, tra i soggetti coinvolti, annovera il Goddard Space Flight Center della Nasa ed è stato coordinato dall’Università dell’Arizona. La ricerca, supportata dal programma dell’Unione Europea Horizon 2020 e dalla Swiss National Science Foundation, è stata appena pubblicata su Science Advances (articolo: “Twentieth century redistribution in climatic drivers of global tree growth”) e si basa su osservazioni condotte sul campo, su dati d’archivio e su informazioni ottenute dal monitoraggio satellitare.

Gli studiosi hanno preso in considerazione la copertura arborea di 2700 siti sparsi pressoché su tutta la Terra e hanno utilizzato i dati di crescita degli alberi relativi a due distinti periodi: 1930-1960 e 1960-1990; per il secondo periodo è stato possibile impiegare anche i dati da satellite, dato che, dalla fine degli anni ’70 in poi, le osservazioni con questi mezzi sono diventate sistematiche. In tutto il mondo lo sviluppo forestale sta vivendo delle limitazioni in rapporto ai cambiamenti climatici e alla minore disponibilità d’acqua, ma tale fenomeno è più evidente in quelle zone dove un tempo il fattore critico era costituito principalmente dalle temperature rigide. Nella mappa in alto, le zone più a rischio sono quelle di colore arancione e rosso (Credits: Flurin Babst, Swiss Federal Research Institute WSL, Zurich).

Le indagini, condotte in primis sugli anelli di crescita degli alberi, hanno evidenziato uno stato di stress, desumibile dagli spazi ristretti tra un anello e l’altro. Gli studiosi hanno anche preso in considerazione i dati relativi a parametri quali temperature, precipitazioni e siccità, da cui sono parimenti emerse condizioni stressanti per le piante. Da un periodo all’altro, la temperatura globale è cresciuta di 0,5 °C e quella che a prima vista sembrerebbe una piccola variazione ha invece condizionato ampie fasce di vegetazione, facendole passare da limitazioni connesse al freddo ad altre dovute alla disponibilità d’acqua. L’avvento dei satelliti ha permesso un controllo costante nel tempo e la misurazione di parametri non valutabili da terra, come la rigogliosità (greenness) delle piante e il ritmo della loro crescita. La comparazione di immagini satellitari di differenti periodi consente di effettuare stime più accurate sull’andamento della vegetazione, anche se per alcuni parametri occorrono ancora attività di ricerca in loco (ad es., valutazioni sugli anelli di crescita, sui tronchi e sul legno in cui è immagazzinato il carbonio). Secondo gli autori del paper, la scoperta di questo cambiamento nei limiti alla diffusione del manto boschivo ha importanti implicazioni nello sviluppo di nuovi modelli informatici per analizzare il rapporto clima-vegetazione e per migliorare la gestione del patrimonio forestale.