👉 Seguici anche sul nostro canale WhatsApp! 🚀
È la sesta – in ordine di grandezza – tra le lune che costituiscono il vasto entourage di Saturno e sotto il suo ‘volto’ glaciale è racchiuso un oceano, spesso al centro dell’attenzione degli scienziati: si tratta di Encelado, satellite naturale scoperto da William Herschel nel 1789, che torna alla ribalta per uno studio dedicato a una serie di molecole organiche complesse rilevate nei suoi granelli di ghiaccio.
Lo studio, svolto da un team internazionale e coordinato dalla Freie Universität di Berlino, è stato appena pubblicato su Nature Astronomy e si è basato sui dati della sonda Cassini. La missione, frutto della collaborazione tra Nasa, Esa e Agenzia Spaziale Italiana, ha avuto come scopo lo studio di Saturno e del suo articolato sistema di satelliti ed anelli con particolare riguardo alla luna Titano. Cassini, che ha concluso il suo compito il 15 settembre 2017 con una discesa controllata nell’atmosfera del pianeta, ha acquisito una vasta messe di dati che ancora fornisce preziose occasioni di ricerca alla comunità scientifica.
Nel 2005 la sonda aveva evidenziato per la prima volta l’esistenza di un oceano nascosto sotto la superficie ghiacciata di Encelado: dalle crepe che si aprono nei pressi del polo sud della luna fuoriescono getti d’acqua che scagliano nello spazio piccoli frammenti ghiacciati. Questi fini granelli in parte ricadono sul corpo celeste e in parte formano un anello intorno a Saturno (anello E).
I granelli dell’anello potrebbero essere vecchi di centinaia d’anni e quindi potrebbero essere stati alterati dalle radiazioni solari e da altri agenti esterni. Per avere un’idea più chiara dei processi in atto nell’oceano di Encelado, sarebbe stato necessario disporre di dati relativi a particelle di ghiaccio ancora incontaminate, quindi analizzate poco dopo la loro espulsione: setacciando l’archivio di Cassini, i ricercatori hanno trovato questo tipo di informazioni, risalenti al 2008. In quell’anno, durante un sorvolo della sonda attraverso le particelle, il suo strumento Cda (Comsic Dust Analyzer) fu colpito da granelli ‘freschi’ che si muovevano alla velocità di 18 chilometri al secondo; il fattore velocità è stato molto importante per cogliere i segnali delle molecole organiche.
La decifrazione di queste informazioni ha richiesto un lungo lavoro di analisi, che alla fine ha dato i frutti sperati: il gruppo di lavoro ha notato che alcune molecole organiche presenti nell’anello E, erano presenti anche nei granelli appena espulsi da Encelado. Le molecole quindi si sono formate all’interno del suo oceano nascosto. Gli studiosi hanno individuato anche molecole del tutto nuove, mai riscontrate prima nei granelli: esse includono composti alifatici, esteri/alcheni eterociclici, eteri/etile e, provvisoriamente, composti contenenti azoto e ossigeno. Sulla Terra queste molecole si trovano in catene di reazioni chimiche che alla fine conducono alle molecole più complesse alla base della vita.
Questa ulteriore scoperta che emerge dai dati di Cassini schiude nuovi scenari di ricerca centrati su Encelado: presso l’Esa sono stati già avviati studi per una futura missione esplorativa di questa luna.
In alto: la luna Encelado (Crediti: composizione grafica, Esa – superficie: Nasa/Jpl-Caltech/Space Science Institute/Lunar and Planetary Institute)
In basso: la luna Encelado orbita all’interno dell’anello E di Saturno. Foto scattata da Cassini nel 2006 (Crediti: Nasa/Jpl/Space Science Institute)