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Il suo scopo è aiutare i satelliti che monitorano le condizioni del nostro pianeta a raccogliere informazioni più mirate e di maggiore rilevanza scientifica: si tratta di Dynamic Targeting, una tecnologia basata sull’Intelligenza Artificiale che la Nasa sta testando per verificarne l’efficacia.

Dynamic Targeting, il cui concept è stato sviluppato presso il Jet Propulsion Laboratory (Jpl) dell’ente spaziale americano, è stata sottoposta pochi giorni fa al primo di una serie di test. La prova si è svolta a bordo di CogniSat-6, un cubesat grande come una valigetta progettato e gestito da Open Cosmos e lanciato nel marzo 2024; il piccolo satellite ospita, infatti, un payload, sviluppato da Ubotica e dotato di un processore di Intelligenza Artificiale. L’utilizzo di questo dispositivo ha permesso – per la prima volta – a un satellite di guardare avanti, lungo il suo percorso orbitale, elaborare e analizzare velocemente le immagini con l’Intelligenza Artificiale e stabilire dove puntare il suo ‘sguardo’. Questa procedura, svolta senza nessun intervento umano, è stata effettuata in soli 90 secondi mentre il cubesat sfreccia a circa 7,5 chilometri al secondo.

Nel primo test i tecnici non hanno preso in considerazione l’osservazione di fenomeni specifici, ma si sono concentrati sull’opportunità di evitare le nuvole che costituiscono un ostacolo per i satelliti dotati di sensori ottici.  Infatti, Dynamic Targeting riesce a guardare avanti per 500 chilometri, riuscendo a distinguere il cielo ‘pulito’ da quello nuvoloso di cui vengono scartate le immagini per non consumare lo spazio di archiviazione. I prossimi test saranno centrati sull’individuazione di tempeste e condizioni di maltempo e sulla ricerca di anomalie termiche, ad esempio connesse a incendi boschivi ed eruzioni vulcaniche. Il team del Jpl ha sviluppato algoritmi specifici per ogni applicazione.

«L’idea è di far sì che il satellite si comporti maggiormente come un essere umano: invece di limitarsi a visualizzare i dati, deve pensare a cosa mostrano e a come reagire – afferma Steve Chien, ricercatore del Jpl e principal investigator di Dynamic Targeting – Quando un essere umano vede un’immagine di alberi in fiamme, capisce che potrebbe trattarsi di un incendio boschivo, non solo di un insieme di pixel rossi e arancioni. Stiamo cercando di far sì che il satellite abbia la capacità di dire: ‘Questo è un incendio’ e poi di concentrare i suoi sensori sull’incendio».

In alto: cieli nuvolosi sull’Indonesia, ripresi dal satellite Landsat 8 (Crediti: Nasa/Usgs) 

In basso: il funzionamento di Dynamic Targeting (Crediti: Nasa/Jpl-Caltech) 

 

 

Il funzionamento del sistema Dynamic Targeting