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Un’esplosione stellare avvenuta a centinaia di anni luce dalla Terra potrebbe sembrare un evento lontano e irrilevante per la nostra vita. Eppure, secondo un recente studio pubblicato su Monthly Notices of the Royal Astronomical Society, le supernove potrebbero aver avuto un ruolo cruciale in alcuni dei più bruschi cambiamenti climatici della storia del nostro pianeta.

Il sostenitore di questa affascinante ipotesi è Robert Brakenridge, ricercatore senior presso l’Institute of Arctic and Alpine Research – Instarr. Da decenni lo scienziato studia il legame tra eventi cosmici e cambiamenti ambientali terrestri. Il suo ultimo lavoro propone un collegamento diretto tra l’arrivo di radiazioni da supernove e alterazioni improvvise del clima terrestre.

Quando una stella esplode in una supernova, emette un’enorme quantità di particelle ad alta energia che possono viaggiare per migliaia di anni luce. Se una di queste esplosioni avviene relativamente vicino alla Terra, la radiazione potrebbe colpire la sua atmosfera, modificandone la composizione.

Secondo i modelli sviluppati da Brakenridge, un’ondata di fotoni ad alta energia potrebbe assottigliare lo strato di ozono, aumentando l’esposizione ai raggi ultravioletti. Allo stesso tempo, la radiazione degraderebbe il metano nella stratosfera, riducendo l’effetto serra e provocando un raffreddamento globale. Le conseguenze? Estinzioni selettive, incendi boschivi più frequenti e drastici cambiamenti climatici.

«Abbiamo cambiamenti ambientali improvvisi nella storia della Terra. Questo è certo, li vediamo» ha detto Brakenridge. «Quindi, cosa li ha causati? ». Secondo lo studioso, se supernove vicine hanno causato tali cambiamenti, ulteriori ricerche potrebbero aiutare gli scienziati a prevedere eventi simili in futuro e a prepararsi di conseguenza. «Quando in futuro si verificheranno supernove vicine, la radiazione potrebbe avere un effetto piuttosto drammatico sulla società umana», ha detto. «Dobbiamo scoprire se davvero hanno causato cambiamenti ambientali in passato».

Brakenridge e altri studiosi hanno pubblicato articoli su questo tema sin dagli anni ’80, ma in passato l’idea era rimasta principalmente nel campo della fisica teorica. La nuova pubblicazione cerca invece di collegare la teoria a osservazioni pratiche, sia nello spazio sia sulla Terra.  Analizzando gli anelli di crescita degli alberi — veri e propri archivi naturali dell’atmosfera — ha identificato 11 picchi di carbonio radioattivo negli ultimi 15.000 anni. Questi picchi, secondo il ricercatore, coincidono con altrettante supernove note.

Sebbene le supernove non siano l’unica spiegazione possibile — i brillamenti solari sono un’alternativa plausibile — l’ipotesi cosmica sta guadagnando terreno. E non è solo una questione accademica: comprendere meglio questi fenomeni potrebbe aiutarci a prepararci a futuri cambiamenti climatici improvvisi.

Un esempio? La stella Betelgeuse, una supergigante rossa nella costellazione di Orione, è destinata a esplodere in una supernova. Potrebbe accadere domani, o tra 100.000 anni. Quando accadrà, la Terra sarà pronta?

«Man mano che impariamo di più sulle stelle vicine, la capacità di previsione diventa reale», conclude Brakenridge.

La scienza continua a cercare risposte tra le stelle, perché capire il passato — anche quello scritto nella luce di una supernova esplosa — potrebbe essere la chiave per affrontare con più consapevolezza il futuro.

ESA Climate from Space

Foto in alto: ciò che rimane di un’esplosione stellare avvenuta a 800 anni luce dalla Terra nella costellazione australe della Vela, come visto dalla Dark Energy Camera sul telescopio Víctor M. Blanco presso l’Osservatorio Interamericano di Cerro Tololo. Crediti: Eso/Vphas + team

Foto a destra: Gli oceani e il clima dallo spazio. Crediti: Esa