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Le gemelle Voyager 1 e Voyager 2 sono le sonde spaziali più longeve e più distanti che mai. Lanciate nel 1977, si trovano ora a oltre 24 miliardi di km dalla Terra e sono tuttora operative nello spazio interstellare. Tuttavia, per continuare le loro missioni, le due Voyager dovranno affrontare adesso una nuova sfida: superare indenni la pausa di 9 mesi delle comunicazioni con la Terra, iniziata il 4 maggio e causata da un aggiornamento che sta interessando l’antenna DSS-43 di Canberra, in Australia. Questo radiotelescopio, appartenente alla rete di antenne chiamata Deep Space Network della Nasa, è oggi l’unica tecnologia in grado di mettersi in contatto con le sonde Voyager e veicolare così i comandi del team di controllo.

Per affrontare questa pausa di comunicazioni, gli ingegneri del Jpl della Nasa hanno rianimato una serie di propulsori primari a bordo della sonda spaziale Voyager 1, che erano stati considerati inoperanti dal 2004. Questi propulsori controllano il movimento di rollio, ossia la rotazione delicata verso l’alto e verso il basso, così come a destra e a sinistra, che permette ala sonda di mantenere le antenne puntate sulla Terra in modo da poter inviare dati e ricevere comandi.

A seguito di una perdita di potenza di alcuni loro componenti, i propulsori principali destinati a questa funzione sono stati spenti nel 2004, affidando il controllo del movimento di rollio solo ai propulsori di riserva. Tuttavia, dopo 20 anni, il team ha riscontrato ora un intasamento nei tubi dei propulsori di riserva, inconveniente che potrebbe annullare la loro capacità di controllare il movimento del rollio della navicella spaziale, senza la quale si presenterebbero una serie di problemi che potrebbero minacciare la missione durante la pausa delle comunicazioni.

Il team ha così effettuato un test sui propulsori principali spenti nel 2004 riuscendo, il 20 marzo, a fare eseguire i comandi alla navicella per riportare i circuiti interni di questi propulsori a operare come in origine. 23 ore dopo l’invio dei comandi, il segnale inviato dalla navicella alla Terra ha indicato ai controllori che la temperatura dei riscaldatori dei propulsori principali stava aumentando drasticamente, indice che la strategia di ripristino aveva avuto successo. Questo recupero permetterà in futuro di riattivare i propulsori primari se necessario, potendoli così usare nel caso in cui i propulsori di riserva utilizzati da Voyager 1 dal 2004 diventassero completamente intasati.
Un altro ostacolo superato che permetterà alla sonda Nasa di continuare la sua missione dopo quasi mezzo secolo.

 

Immagine in evidenza: rappresentazione artistica di una delle due sonde Voyager. Crediti: Nasa