Volevano osservare la velocità con cui cambiano le aurore su Giove per comprendere meglio la sua magnetosfera. I ricercatori hanno così puntato il telescopio Webb sul gigante gassoso e ci ha fornito nuove informazioni e allo stesso tempo creato nuove domande.
Le aurore sono generate da una raffica di particelle ad alta energia che si scontrano con i gas dell’atmosfera di un pianeta seguendo i flussi del suo campo magnetico. Il vento solare è all’origine delle aurore sulla Terra, mentre su Giove sono generate anche dalle particelle emesse dai vulcani della sua luna Io.
Ciò che gli scienziati hanno scoperto, con la telecamera nel vicino infrarosso, è che in tutta la regione delle aurore si crea una sorta di campo colmo di bollicine che si illuminano e mutano ogni secondo; aspettandosi che apparissero e scomparissero nell’arco di un quarto d’ora, hanno evidenziato che l’emissione di luce è in realtà più variabile di quanto ipotizzato.
Simultaneamente gli astronomi hanno utilizzato anche il telescopio Hubble e scattato foto nell’ultravioletto: questo ha reso l’osservazione ancora più interessante, ma misteriosa. La luce più brillante osservata da Webb non aveva un riscontro nelle immagini di Hubble, che da decenni tiene sotto controllo le aurore gioviane. Il fenomeno potrebbe essere legato a una combinazione di particelle in quantità elevate, ma a bassissima energia, che colpiscono la magnetosfera.
Le osservazioni aiuteranno gli scienziati a comprendere meglio come l’atmosfera superiore di Giove si riscalda e si raffredda.
Crediti video: Nasa, Esa, Csa, Jonathan Nichols, Mahdi Zamani