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Sono ambienti caratterizzati da un elevato grado di purezza dell’aria, sottoposti a rigidi controlli per tutelare la ‘salute’ di manufatti costituiti da componenti e dispostivi estremamente delicati come sonde e satelliti: sono le camere pulite, al centro di un nuovo studio che evidenzia come, nonostante le cautele, vi possano proliferare alcune specie di batteri. L’indagine, appena pubblicata su Microbiome, è stata coordinata dalla King Abdullah University of Science and Technology (Arabia Saudita) e ha visto anche la partecipazione di ricercatori del Jet Propulsion Laboratory della Nasa e dell’Indian Institute of Technology.
Nate negli Stati Uniti nei primi anni ’60, le camere pulite hanno un microclima mirato a inibire la presenza di microrganismi e a ridurre al minimo la diffusione di polveri; i parametri che vengono accuratamente controllati sono umidità, temperatura e pressione. Tuttavia, in alcune di queste strutture – anche presso la Nasa – sono stati individuati dei microbi che sono riusciti a resistere a condizioni decisamente inospitali. Nello specifico, gli studiosi hanno classificato 26 nuove specie di batteri che presentano tratti genetici associati alla capacità di conservarsi in ambienti estremi, come la resistenza alle radiazioni, la disintossicazione da molecole nocive, il miglioramento del metabolismo e soprattutto la riparazione del Dna, un processo fondamentale per la sopravvivenza dato che protegge il genoma.
Secondo gli autori, i risultati dello studio sono molti rilevanti ai fini della protezione planetaria, ovvero le misure che vengono contemplate nella progettazione delle missioni interplanetarie per prevenire la contaminazione biologica del corpo celeste esplorato. La ricerca, però, ha anche un altro risvolto interessante: la biotecnologia. Infatti, i geni identificati in queste nuove specie di batteri potrebbero essere sottoposte a processi di ingegnerizzazione per applicazioni in vari campi, che spaziano dalla medicina alla conservazione dei cibi.
«Stiamo svelando i misteri dei microbi che resistono alle condizioni estreme dello spazio – ha commentato Kasthuri Venkateswaran, Senior Research Scientist del Jet Propulsion Laboratory della Nasa, uno degli autori principali dello studio – Organismi con il potenziale di rivoluzionare le scienze della vita, la bioingegneria e l’esplorazione interplanetaria».
In alto: il telescopio Webb in una camera pulita del Goddard Space Flight Center della Nasa (Crediti: Nasa-C. Gunn)
In basso: i microbi individuati nella camera pulita della missione Phoenix della Nasa presso il Kennedy Space Center (Crediti: Microbiome, 2025)