Parallelamente ai test sulle navicelle che porteranno l’uomo sulla Luna e oltre, la Nasa, come anche l’Esa con il contributo dell’Agenzia Spaziale Italiana, esegue test che permettano agli astronauti di procurarsi risorse ‘in situ’ (Isru) e rimanere sul nostro satellite in modo più stabile.

A tale scopo, un traguardo è stato raggiunto. Per la prima volta, gli scienziati del Johnson Space Center della Nasa a Houston hanno estratto ossigeno da una riproduzione del suolo lunare realizzato sulla Terra.

Il team del Carbothermal Reduction Demonstration (CaRD) ha ricreato il materiale a grana fine che ricopre la superficie della Luna e lo ha inserito in una speciale camera sferica sottovuoto di 4,5 metri, la Dirty Thermal Vacuum Chamber. Un laser ad alta potenza ha simulato il calore del Sole che ha scaldato e fuso il suolo all’interno di un reattore carbotermico. Quest’ultimo è il luogo in cui avviene estrazione dell’ossigeno a temperature elevate. Dopo che il suolo è stato riscaldato, il team ha rilevato il monossido di carbonio utilizzando un dispositivo chiamato Mass Spectrometer Observing Lunar Operations (MSolo).

«Questa tecnologia ha il potenziale per produrre più volte ossigeno dalla stessa porzione di superficie, il che consentirà una presenza umana sostenuta e un’economia lunare», ha affermato Aaron Paz, project manager del CaRD.

Tra le risorse primarie da estrarre sulla Luna, l’ossigeno è fondamentale perché serve per respirare, ma è anche utile come propellente per gli spostamenti.

Un dispositivo simile a MSolo sarà a bordo delle due prossime missioni esplorative al Polo Sud della Luna: il Polar Resources Ice Mining Experiment-1 (Prime-1), in partenza quest’anno, aiuterà gli scienziati a cercare acqua, e il Volatiles Investigating Polar Exploration Rover (Viper), il cui lancio è previsto per il 2024, dall’alto del Mons Mouton, fornirà una visione ravvicinata della posizione e della concentrazione di ghiaccio d’acqua e di altre potenziali risorse.

La riduzione carbotermica (CaRD) fa parte della Lunar Surface Innovation Initiative (Lsii) con cui la Nasa si impegna a sviluppare le competenze necessarie per vivere e lavorare sulla superficie della Luna o di altri corpi celesti.

 

Immagine in evidenza: laser e reattore carbotermico all’interno della Dirty Thermal Vacuum Chamber – Crediti: Nasa/B.Sacco