Sotto il cielo notturno della California, lo scorso 14 marzo è stata lanciata con successo la missione Ezie (Electrojet Zeeman Imaging Explorer) della Nasa. A bordo, un trio di piccoli satelliti, ora in orbita, disposti in una configurazione a “collana di perle”, seguendosi cioè uno dopo l’altro mentre orbitano attorno alla Terra da polo a polo, a circa 550 chilometri di altitudine.
I cubesat hanno inviato i primi dati, confermando che gli strumenti funzionano come previsto e sono pronti a iniziare la loro missione della durata di 18 mesi: mappare gli elettrogetti aurorali. Queste intense correnti elettriche scorrono nella parte superiore dell’atmosfera terrestre, a circa 100 chilometri di altitudine, principalmente nelle regioni polari, dove brillano le aurore. E vengono prodotte durante le tempeste solari, quando il vento solare – un flusso di particelle cariche provenienti dal Sole – riversa enormi quantità di energia sulla Terra.
Ezie è la prima missione spaziale dedicata esclusivamente allo studio di questi fenomeni. E lo fa utilizzando una tecnica innovativa, analizzando cioè il modo in cui i campi magnetici influenzano la radiazione elettromagnetica emessa dalle molecole. In particolare, il sofisticato strumento scientifico Mem (Microwave Electrojet Magnetogram), montato su ciascuno dei tre satelliti, osserverà le microonde emesse dalle molecole di ossigeno che si trovano circa 16 chilometri al di sotto degli elettrogetti, misurando l’intensità e la direzione del campo magnetico generato dagli elettrogetti stessi.
Grazie a queste osservazioni, Ezie fornirà nuovi indizi sui meccanismi che regolano l’interazione tra Sole e Terra, contribuendo inoltre a migliorare le previsioni del meteo spaziale.