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Sembrava ormai escluso e invece il telescopio spaziale Webb ha fornito delle prove che smentiscono le precedenti ipotesi: un buco nero supermassiccio potrebbe trovarsi realmente al centro di M83, la galassia nota con il nome di Girandola del Sud.
Lo studio è stato pubblicato su The Astrophysical Journal.
«Webb sta rivoluzionando la nostra comprensione delle galassie – ha detto Linda Smith dello Space Telescope Science Institute (StScI) di Baltimora e coautrice della ricerca – Per anni gli astronomi hanno cercato un buco nero all’intero di M83 senza successo. Ora, finalmente, abbiamo un indizio convincente che suggerisce la sua presenza».
Webb, con il suo strumento nel medio infrarosso, Miri, è riuscito a rilevare del gas neon altamente ionizzato nel cuore della galassia. «Queste firme richiedono grandi quantità di energia per essere prodotte, più di quella che le stelle normali possono generare. Ciò suggerisce fortemente la presenza di un nucleo galattico attivo (Agn) finora occultato – ha spiegato Svea Hernandez, autrice principale del nuovo studio e ricercatrice Esa presso StScI – Prima di Webb, semplicemente non avevamo gli strumenti per rilevare firme di gas così deboli e altamente ionizzato nel nucleo di M83».
La Galassia Girandola si trova a circa 15 milioni di anni luce dalla Terra ed è così chiamata per via dei suoi bracci a spirale. Visibile nella Costellazione dell’Idra, la sua inclinazione permette di osservare l’intero disco galattico.
Studi precedenti avevano ipotizzato la presenza di un buco nero supermassiccio, ma doveva essere dormiente oppure nascosto dietro una spessa nube di polvere. «Ora, grazie alla incredibile sensibilità di Webb, siamo finalmente in grado di esplorare queste profondità nascoste della galassia e scoprire ciò che un tempo era invisibile».
L’energia rilevata dal telescopio spaziale è decisamente superiore a quella che possono fornire le supernove o altri processi stellari, per cui la presenza di un nucleo galattico attivo è la spiegazione più plausibile.
Il gruppo di ricerca sta comunque pianificando osservazioni di approfondimento con altri osservatori, come l’Atacama Large Millimeter/submillimeter Array (Alma) e il Very Large Telescope (Vlt), in modo da confermare la nuova ipotesi.
Immagine di copertina: Galassia Girandola – Crediti:Esa/Webb, Nasa & Csa, A. Adamo