Fino a qualche tempo fa erano un mondo poco conosciuto, al punto che la superficie della Luna risultava documentata in maniera migliore: si tratta dei fondali di mari e oceani che, passati al setaccio dagli strumenti del satellite Swot (Surface Water and Ocean Topography), hanno rivelato complessi paesaggi costituti da montagne, collinette e canyon estesi e profondi.
Swot è una missione congiunta Nasa-Cnes (Centre National d’Etudes Spatiales) che ha preso il via il 16 dicembre 2022 a bordo di un Falcon 9. Il suo obiettivo principale è la misurazione del livello dell’acqua presente sul nostro pianeta, anche per tenere sotto controllo i cambiamenti che si verificano nel corso del tempo. A questa attività si affianca il monitoraggio dei fondali di mari e oceani che, alla fine del 2024, ha permesso di realizzare la mappatura sinora più dettagliata di questi luoghi che per decenni sono stati pressoché avvolti nel mistero; per giungere a questo risultato, sono state necessarie osservazioni ripetute in cui il satellite è riuscito a cogliere la ‘firma’ gravitazionale prodotta dai rilievi sottomarini che hanno una massa maggiore rispetto al loro ambiente circostante. Swot riesce a coprire circa il 90% del nostro pianeta ogni 21 giorni.
La mappa ha colmato una lacuna di notevole entità: infatti, prima della sua realizzazione, solo il 25% dei fondali era stato oggetto di un monitoraggio dettagliato, frutto di attività svolte in loco a bordo di navi dotate di sonar. Il punto di vista privilegiato di Swot ha dunque fatto la differenza, consentendo la creazione di uno strumento di fondamentale importanza per una vasta gamma di attività connesse al mare: la mappa, tra i vari utilizzi, può essere di grande aiuto per tracciare rotte più sicure ed efficienti per i natanti, per collocare i cavi sottomarini destinati alle telecomunicazioni e per la ricerca di minerali rari.
La mappa, inoltre, può aiutare gli scienziati ad avere una migliore comprensione delle correnti marine, anche di quelle più profonde, e delle maree che influenzano sia gli ecosistemi abissali, sia i processi geologici come quelli tettonici. Le montagne sottomarine e altre asperità dei fondali, infatti, incidono sui movimenti del calore e delle sostanze nutrienti nelle aree più profonde e possono attirare varie forme di vita.
I rilievi abissali, invece, sono la formazione geologica più abbondante sulla Terra e costituiscono circa il 70% dei fondali oceanici. Si sono formati nei luoghi in cui le placche tettoniche si allontanano e si presentano in bande parallele: l’analisi di queste colline, che Swot è riuscito a osservare nonostante siano un soggetto difficile da riprendere, evidenzia i movimenti delle placche nel corso del tempo. Gli studiosi, dopo aver pubblicato la mappa a dicembre 2024, sono ora impegnati in un processo di rifinitura dei dati, calcolando la profondità delle varie strutture che hanno osservato.
In alto: una parte della mappa realizzata con i dati di Swot, raffigurante le colline abissali dell’Oceano Indiano (Crediti: Nasa Earth Observation)