Il tema delle isole di calore, ovvero i microclimi più caldi che si creano nelle aree urbane, è estremamente attuale a causa del peggioramento delle condizioni climatiche dovute al surriscaldamento globale e anche la Nasa se ne sta occupando.
Un recente studio pubblicato su Nature Communications ha utilizzato i dati satellitari della Nasa per identificare una grave lacuna nella resilienza globale ai cambiamenti climatici: le città del Sud del mondo hanno molto meno spazio verde – e quindi meno capacità di raffreddamento – rispetto alle città del Nord del mondo.
Gli spazi urbani tendono a essere sempre più caldi, oltre che per le alte temperature che si stanno registrando negli ultimi anni, anche perché le aree verdi sono sempre più esigue a favore di cemento e superfici scure che intrappolano il calore, come marciapiedi, edifici e strade che assorbono il calore del sole e lo sprigionano aumentando le temperature delle città. Il caldo estremo rappresenta una grave minaccia per la salute degli esseri umani che rischiano disidratazione, colpi di calore e persino la morte. Le città e le aree più svantaggiate soffrono molto di più tale fenomeno.
«Le città dovrebbero individuare come priorità strategica lo sviluppo di nuovi spazi verdi» – ha affermato Christian Braneon, scienziato del clima presso il Goddard Institute for Space Studies della Nasa a New York – «I dati satellitari possono essere davvero utili a questo scopo».
Un team internazionale di ricercatori guidato da Yuxiang Li, dottorando presso l’Università di Nanchino, ha analizzato le 500 città più grandi del mondo per confrontare le loro capacità di raffreddamento. Sono stati utilizzati i dati del satellite Landsat 8, gestito congiuntamente dalla Nasa e dall’U.S. Geological Survey, per determinare quanto fosse efficace il verde per raffreddare i siti.
I ricercatori hanno utilizzato un parametro chiamato Normalized Difference Vegetation Index (Ndvi) per mappare la quantità di spazio verde presente in ciascuna città. Secondo l’indice, la vegetazione sana assorbe la luce rossa e riflette la luce infrarossa: il rapporto tra queste lunghezze d’onda può mostrare la densità della vegetazione sana in una determinata immagine satellitare.
I ricercatori hanno scoperto che le città del Sud del mondo rispetto a quelle del Nord, hanno il 30% in meno della capacità di raffreddamento legata al verde.
Inoltre il Sud del mondo ha meno capacità di adattarsi al caldo perché l’aria condizionata è meno utilizzata e le interruzioni di corrente sono più frequenti. Si prevede inoltre che a latitudini più basse (cioè più vicine all’Equatore) si verificheranno più temperature estreme nei prossimi anni. Ciò si riflette anche in quartieri più o meno privilegiati della stessa città. I quartieri più ricchi tendono ad avere più spazi verdi rispetto ai quartieri più poveri.
È difficile che gli urbanisti riescano a colmare il divario tra la città con le peggiori prestazioni emerse dallo studio (Mogadiscio, Somalia) e quella con le migliori prestazioni (Charlotte, Carolina del Nord).
Tuttavia, all’interno di una stessa area, i ricercatori hanno identificato la città con la maggiore capacità di raffreddamento e l’hanno utilizzata come obiettivo. Hanno scoperto che la capacità media di raffreddamento delle città potrebbe essere aumentata sostanzialmente fino a 10° C aumentando sistematicamente la quantità e la qualità degli spazi verdi, ma anche creando bacini idrici, tetti verdi e dipingendo superfici o marciapiedi con colori più chiari per riflettere più luce.
Il tema delle isole di calore è oggetto di studio in tutto il mondo. Anche l’Agenzia Spaziale Italiana ha intrapreso un programma nel 2021, “Innovation for Downstream Preparation” (I4DP) attraverso il quale ha lanciato la Call for ideas dedicata alle città sostenibili che ha avviato il progetto con il Dipartimento di Ingegneria Civile e Ambientale del Politecnico di Milano finalizzato all’Identificazione delle Local Climate Zones e studio della loro correlazione con la temperatura dell’aria nella Città Metropolitana di Milano tramite l’integrazione di dati geospaziali e tecnologie di Osservazione della Terra in ambiente Open Data Cube.
Studi come questi devono rappresentare un punto di riferimento per urbanisti e architetti che pianificano il verde urbano nelle città e sempre di più dovranno cambiare le logiche e i paradigmi nella pianificazione urbana, in considerazione del cambiamento climatico e del benessere dei cittadini.
Foto in alto: l’Operational Land Imager (Oli) sul satellite Landsat 8 della Nas e dell’U.S. Geological Survey ha catturato l’immagine a colori naturali di Sanaa, Yemen, l’8 giugno 2024. (Crediti: Nasa)