Sono 25 anni che Chandra fornisce dati preziosi sui corpi celesti che emettono raggi X. Grazie a questo telescopio spaziale abbiamo approfondito la conoscenza di buchi neri, supernove e galassie.
Per celebrare il quarto di secolo di attività del più potente osservatorio a raggi X, la Nasa ha realizzato la sonificazione di alcune delle immagini più note generate da Chandra. I dati astronomici, che normalmente sono codificati in foto, sono stati trasformati anche in suono, dove le parti più luminose sono rappresentate da suoni più acuti.
Al suo esordio, Chandra mostrò con una risoluzione senza precedenti i resti di una stella esplosa circa 11mila anni fa, Cassiopea A: per la prima volta fu osservata una stella di neutroni al suo centro. Da qui parte la sonificazione con il contributo di dati anche di altri telescopi. I raggi X di Chandra sono elaborati al pianoforte; la polvere contenuta nel gas caldo osservato nell’infrarosso dai telescopi spaziali Webb e Spitzer si rivela con archi e ottoni; le stelle ritratte da Hubble con crotali e cembali.
Per una delle più grandi e luminose regioni di formazione stellare vicino alla Via Lattea, 30 Doradus (o nebulosa Tarantola), i dati di Chandra e Webb sono rielaborati col sintetizzatore. I raggi X mostrano il gas surriscaldato dalle onde d’urto generate dai venti delle stelle massicce, mentre nell’infrarosso abbiamo il gas più freddo con gli ingredienti per le future stelle.
Ngc 6872 è una grande galassia a spirale con due bracci allungati, accompagnata da una più piccola che si trova in alto a sinistra. Entrambe sembrano contenere un buco nero supermassiccio al centro e si attraggono l’una all’altra. Nell’immagine in luce visibile di Hubble, il nucleo ‘emette’ un ronzio dai toni bassi, mentre i bracci a spirale blu si riconoscono dai toni acuti. Dalle emissioni a raggi X nasce sia il cinguettio degli uccelli che rivela le galassie sullo sfondo, sia il suono simile al vento che rappresenta il gas all’interno di quella più grande.
Infine, una curiosità: il lancio del primo satellite interamente dedicato all’osservazione dei raggi X è avvenuto da una piattaforma italiana situata in Kenya e dedicata al suo promotore Luigi Broglio, padre dell’astronautica del nostro Paese. Era il 1970 e il satellite si chiamava Uhuru.
Immagine di copertina: Cassiopea A e Ngc 6872 – Crediti video: Nasa, Asi