«Questa immagine mostra il potere di Webb», così Rebecca Levy – ricercatrice all’Università dell’Arizona – ha commentato la nuova foto del telescopio spaziale più potente mai lanciato nello spazio, che continua a sorprendere la comunità scientifica.
Questa volta il suo obiettivo è stato rivolto su una tipologia di galassie che risulta particolarmente impenetrabile a causa della grande quantità di polveri e gas che ne oscurano la visibilità: le galassie starbust, regioni caratterizzate da violenti e veloci fenomeni di formazione stellare.
Un gruppo di astronomi, guidato da Alberto Bolatto dell’Università del Maryland, ha scelto come oggetto di studio la galassia Messier 82 (M82), considerata il prototipo di galassia starbust, e ha pubblicato la sua ricerca su The Astrophysical Journal.
M82 si trova a 12 milioni di anni luce di distanza dalla Terra, nella costellazione dell’Orsa Maggiore, e sta generando nuove stelle 10 volte più velocemente rispetto alla Via Lattea.
Grazie alla possibilità di scrutare nell’infrarosso con lo strumento NirCam, gli scienziati sono riusciti a penetrare il centro stesso della starbust. «Sebbene i telescopi spaziali Spitzer e Hubble abbiano già osservato M82, con le dimensioni e la risoluzione di Webb, possiamo vedere tutti questi bellissimi e nuovi dettagli» ha detto Bolatto.
Nonostante le spirali di gas, visibili in marrone scuro, che si intrecciano nel nucleo bianco e brillante di M82, gli astronomi sono riusciti a osservare piccoli granelli (in verde) ad alta concentrazione di ferro, la maggior parte dei quali sono resti di supernova. Le piccole macchie descritte in rosso, invece, indicano regioni in cui l’idrogeno molecolare viene illuminato dalla radiazione di una giovane stella vicina.
Il gruppo di ricerca si è particolarmente concentrato su alcuni flussi di gas, individuati nelle lunghezze d’onda dell’infrarosso leggermente più lunghe, e visibili sopra e sotto il piano della galassia. Un vento galattico, causato dal rapido tasso di formazione stellare e dalle conseguenti supernove, che fuoriesce dal nucleo dello starburst; una struttura molto fine, il cui aspetto era ancora sconosciuto.
Lo strumento NirCam di Webb è riuscito a osservare il vento galattico identificando una molecola chimica chiamata idrocarburo policiclico aromatico (Ipa), granelli di polvere molto piccoli che sopravvivono alle basse temperature ma vengono distrutti col calore.
L’indagine sul vento galattico ha portato a un’altra scoperta inaspettata: la similitudine tra l’emissione dell’Ipa e quella del gas caldo e ionizzato. «Questa scoperta sfida le nostre teorie e ci mostra che sono necessarie ulteriori indagini» ha spiegato Bolatto.
Seppure le scoperte di Webb creino sempre nuove domande, ancora una volta il telescopio è stato in grado di realizzare l’obiettivo con cui fu lanciato: #unfoldtheuniverse, cioè ‘aprire’ e ‘spiegare’ l’Universo.
Immagine di copertina: M82 osservata da Hubble nel 2006 e da Webb nel 2024 – Crediti: Nasa, Esa, Csa, STScI, Alberto Bolatto