È un corpo celeste dai tratti ‘esotici’ che ha destato l’interesse degli astronomi soprattutto per la sua densità, pari a quasi due volte quella della Terra: si tratta di Gliese 367 b, esopianeta al centro di un recente studio pubblicato su The Astrophysical Journal Letters (articolo: “Company for the Ultra-high Density, Ultra-short Period Sub-Earth GJ 367 b: Discovery of Two Additional Low-mass Planets at 11.5 and 34 Days”). Il primo autore dello studio, svolto da un gruppo di lavoro internazionale, è Elisa Goffo, ricercatrice al Dipartimento di Fisica dell’Università di Torino; nel team sono presenti anche Davide Gandolfi e Luisa Serrano, rispettivamente docente e ricercatrice presso il medesimo Dipartimento.

Gli autori del saggio, che hanno anche individuato due ‘compagni’ di Gliese 367 b, hanno cercato di indagare le cause della sua densità così elevata. Il pianeta orbita intorno a Gliese 367, una stella nana rossa che si trova nella costellazione delle Vele, a 31 anni luce dalla Terra; è stato scoperto nel 2021 dal satellite Tess della Nasa con il metodo del transito e dai dati raccolti gli astronomi avevano intuito che il pianeta doveva essere piuttosto piccolo. Sono state poi condotte ulteriori indagini con lo spettrografo Harps, installato sul telescopio dell’Osservatorio Eso di La Silla, che ha permesso di caratterizzare al meglio questo corpo celeste.

Gliese 367 b appartiene alla ‘famiglia’ dei pianeti che orbitano intorno alla loro stella in tempi brevissimi (Usp, Ultra-Short Period): il suo tragitto infatti dura solo 7,7 ore. Inoltre, nuove misurazioni – condotte dagli astronomi con Harps – hanno evidenziato che il corpo celeste è particolarmente denso, con valori più elevati rispetto alle rilevazioni del 2021. Gli studiosi si sono quindi chiesti il perché di questa caratteristica che rende il pianeta ancor più ‘esotico’; è poco probabile, infatti, che si sia formato proprio con questi tratti, mentre è plausibile che possa essere il nucleo ferroso di un pianeta che ha perduto il suo mantello di roccia a causa di un qualche evento traumatico, come delle collisioni con altri corpi celesti, ad esempio proto-pianeti in formazione. Secondo un’altra ipotesi, potrebbe essere anche il rimasuglio di un antico gigante gassoso che, migrato verso la stella Gliese 367, ha subito poi gli effetti negativi delle radiazioni.

Gliese 367 b, che al momento è il pianeta più denso tra quelli che hanno un periodo orbitale brevissimo, potrebbe essere anche annoverato nel gruppo dei ‘super-Mercurio’ ma comunque distinguendosi per la sua originalità. Gli scienziati pensano che i due compagni recentemente scoperti nei dati di Harps (due pianeti con una massa bassa e con periodi orbitali più lunghi) potrebbero aver avuto una qualche influenza sul processo di formazione di Gliese 367 b.

L’insieme dei pianeti di Gliese 367 – concludono gli studiosi – è un ottimo laboratorio per approfondire gli scenari di formazione/migrazione nei sistemi che ospitano pianeti di tipo Usp.

In alto: elaborazione artistica di Gliese 367 b (Crediti. Nasa)