La scienza tecnologica si evolve e così anche le ipotesi sulle origini del nostro pianeta. Un carattere distintivo della Terra è l’abbondanza di acqua. Ma come si è formata?

La scienza ha sempre cercato di rispondere a questa domanda, ma nell’ultimo decennio, la ricerca sui pianeti rocciosi esterni al nostro Sistema Solare ha fornito un nuovo approccio.

In uno studio pubblicato su Nature, Anat Shahar della Carnegie Science a Washington e Edward Young e Hilke Schlichting dell’Ucla in California, spiegano come, nella Terra primordiale, l’interazione tra l’atmosfera e il nucleo di magma avrebbero generato abbondanti quantità di acqua.

«Studiare gli esopianeti ci ha permesso di scoprire molto di più quanto potessimo immaginare, ovvero che è comune per i pianeti appena formati essere circondati da atmosfere ricche d’idrogeno molecolare – ha spiegato Shahar – Alla fine questi involucri di idrogeno si dissipano, ma lasciano le loro impronte sulla composizione del giovane pianeta».

I ricercatori hanno utilizzato modelli matematici per analizzare lo scambio di materiali tra atmosfere d’idrogeno molecolare e oceani di magma, osservando 25 diversi composti e 18 diversi tipi di reazioni, abbastanza complessi da fornire dati preziosi sulla possibile storia della formazione della Terra.

Il risultato di questa interazione è che abbia provocato il movimento di grandi masse d’idrogeno nel nucleo metallico, causando l’ossidazione del mantello e la produzione di enormi quantità di acqua.

«Questa è solo una possibile spiegazione per l’evoluzione del nostro pianeta, ma stabilisce un legame importante tra la storia della formazione della Terra e gli esopianeti più comuni che orbitano attorno a stelle lontane, le Super-Terre e i sub-Nettuno» ha concluso Shahar.

 

Immagine in evidenza: illustrazione che mostra l’evoluzione della Terra secondo il modello dell’interazione tra l’idrogeno dell’atmosfera e il magma del nucleo primordiale – Crediti: Edward Young/Ucla –  Katherine Cain/Carnegie Institution for Science.