Scoperta la traccia di una nuova fusione tra la Via Lattea e una galassia nana. Questo flusso stellare, segno dell’interazione galattica, è stato individuato da un team di ricercatori guidato dall’Osservatorio Astronomico Nazionale dell’Accademia delle Scienze Cinese (Naoc).
La ricerca, pubblicata su The Astrophysical Journal, si è basata sui dati ottenuti dal satellite Gaia di Esa, missione che vede l’importante contributo italiano.
La nuova scia scovata è stata chiamata Yangtze, ossia Fiume Azzurro in cinese, come il nome del terzo fiume più lungo del mondo che attraversa la Cina per oltre 6000 km.
Il ‘corso d’acqua’ stellare ora scovato tra la Via Lattea e la galassia nana è stato scoperto utilizzando il database Gaia DR3, terzo catalogo della missione Esa che ha raccolto, tra il 2014 e il 2017, informazioni su circa 2 miliardi di sorgenti: principalmente stelle della Via Lattea ma anche extragalattiche.
È noto che la Via Lattea sta aumentando la propria massa per la fusione con altre galassie vicine. Queste sono soprattutto galassie nane caratterizzate da una bassa massa stellare e che orbitano intorno alla Via Lattea, come nel caso della galassia nana del Sagittario. Questi satelliti galattici subiscono le forze di marea, ossia l’attrazione gravitazionale da parte della nostra galassia molto più massiccia. La loro interazione fa sì che le galassie nane perdano massa stellare a favore della Via Lattea, formando in questo modo le cosiddette code di marea, altrimenti note come flussi stellari.
«I flussi di detriti delle galassie nane sono materiali chiave per rivelare la struttura e l’evoluzione galattica. Yangtze dovrebbe essere utile per studiare la storia della fusione della Via Lattea», afferma Zhao Jingkun coautore dello studio.
Il nuovo flusso stellare è stato scovato grazie all’algoritmo Stream Scanner, sviluppato dai ricercatori per individuare dai dati Gaia le correnti stellari, ossia insiemi di stelle con la stessa direzione di moto che si muovono quindi come un unico flusso d’acqua.
Studiando queste tracce lasciate dall’interazione galattica è possibile ottenere informazioni fondamentali sulle galassie protagoniste della fusione.
«I dati provenienti dalla missione Gaia continuano ad aiutare la comunità scientifica a svelare informazioni fondamentali per la conoscenza della nostra galassia», afferma Cristina Leto, Responsabile Programma Asi per la Missione Gaia. Questa vede il notevole contributo italiano al Data Processing and Analysis Consortium (Dpac) a cui spetta la riduzione dell’enorme mole di dati prodotti dalla missione. In prima linea anche Asi: lo Space Science Data Center (Ssdc) svolge, infatti, importanti attività scientifiche sui dati di Gaia ed è uno dei 4 Partner Data Center per la pubblicazione e diffusione dei dati di Gaia.
L’algoritmo sviluppato dai ricercatori cinesi per questa ultima ricerca combina le informazioni di moto con la fotometria di Gaia, la tecnica con la quale si misura la luminosità di ciascuna stella. Da questa analisi si sono ricavate le dimensioni del flusso stellare Yangtze (largo 1,9 gradi e lungo 27 gradi sul cielo) oltre alla sua distanza dal Sole, poco meno di 30mila anni luce.
Inoltre, è emerso che Yangtze possa essere probabilmente associato ad altri flussi da interazioni già note per la Via Lattea: quello dell’ammasso globulare Pal 1, simile al nuovo flusso stellare per il momento angolare e l’energia, e la Corrente Anticentrale, insiemi di stelle che si sovrappone quasi sull’orbita di Yangtze.
Immagine in evidenza: rappresentazione artistica dell’interazione tra la galassia nana del Sagittario e la Via Lattea. Crediti: Gabriel Pérez Díaz, Smm (Iac)