È stato a lungo considerato come un pianeta ‘morto’, su cui non è accaduto nulla o quasi negli ultimi 3 miliardi di anni per la mancanza di placche tettoniche: stiamo parlando di Marte, protagonista di un nuovo studio di Nature Astronomy che mette in rilievo la sua ‘vivacità’ geologica (articolo: “Geophysical evidence for an active mantle plume underneath Elysium Planitia on Mars”)
Nel mantello del corpo celeste, infatti, si nasconderebbe un gigantesco pennacchio che avrebbe originato un’intensa attività vulcanica e sismica. Lo studio è stato condotto da un team del Laboratorio lunare e planetario dell’Università dell’Arizona e si è basato su varie osservazioni orbitali, tra cui quelle effettuate dalla sonda Mars Express dell’Esa.
I pennacchi del mantello (mantle plume) sono ampi grumi di roccia calda e galleggiante che provengono dalle pieghe più profonde di un pianeta e si fanno largo attraverso il suo strato intermedio – il mantello, appunto – per raggiungere la parte inferiore della crosta; arrivati a questo punto, i pennacchi producono terremoti, faglie ed eruzioni vulcaniche. Questi processi sono presenti sulla Terra, la cui superficie viene ‘riorganizzata’ dai movimenti delle placche, e ne è stata trovata evidenza anche su Venere, mentre per Marte rappresentano una novità che apre nuovi scenari di ricerca.
In particolare, gli scienziati si sono concentrati sulla Elysium Planitia, un’ampia pianura situata nei pressi dell’equatore del Pianeta Rosso; in questa zona, rispetto ad altre che sono in quiescenza da miliardi di anni, si è verificata un’intensa attività vulcanica negli ultimi 200 milioni di anni.
Questa pianura, secondo gli autori del saggio che l’hanno studiata anche per un altro paper, è stata teatro della più recente eruzione avvenuta su Marte: l’evento è accaduto circa 53mila anni fa, praticamente ‘ieri’ dal punto di vista geologico. Il vulcanismo della Elysium Planitia ha preso il via dalle Cerberus Fossae, un insieme di fenditure che si estende sulla superficie marziana per oltre 1000 chilometri; tra l’altro, anche il lander InSight della Nasa ha riscontrato che la maggior parte dei terremoti rilevati è connessa a queste fratture.
All’origine del dinamismo della Elysium Planitia, quindi, vi sarebbe il sopra citato pennacchio: nella zona, infatti, sono stati riscontrati dei sollevamenti della superficie le cui caratteristiche sono compatibili con la presenza di un plume. Questo grumo di materiale in movimento sarebbe ampio oltre 4mila chilometri: gli scienziati sono arrivati a questa conclusione utilizzando delle simulazioni informatiche.
La presenza del pennacchio, inoltre, può avere implicazioni per lo sviluppo di eventuali organismi: in passato, il suo calore potrebbe aver prodotto lo scioglimento del ghiaccio di superficie, scatenando inondazioni e favorendo reazioni chimiche da cui avrebbero potuto originarsi forme di vita microbica.
«I microbi sulla Terra prosperano in ambienti del genere e questo potrebbe essere vero anche su Marte – ha detto Jeff Andrews-Hanna, uno degli autori dello studio – Sapere che esiste un pennacchio attivo sotto la superficie marziana solleva importanti domande su come il pianeta si è evoluto nel tempo».
In alto: elaborazione artistica del pennacchio attivo sotto la superficie di Marte (Crediti: Adrien Broquet & Audrey Lasbordes)