Sembrano tre chiazze di colore, disposte su una tavolozza e pronte a essere utilizzate da un artista: così si è presentato un terzetto di laghi etiopi allo sguardo elettronico di Landsat 8. Nello specifico, l’immagine inquadra i bacini Shala, Abijatta e Langano situati nella porzione etiope della Great Rift Valley, la vasta frattura geologica che si estende per circa 6mila chilometri tra Asia e Africa.

La foto, resa recentemente disponibile dalla Nasa, è stata realizzata dall’ottavo satellite del programma Landsat con lo strumento Operational Land Imager; il programma, gestito congiuntamente dall’ente spaziale americano e dalla Usgs (United States Geological Survey), ha preso il via con Landsat 1 il 23 luglio 1972 ed è tuttora in corso con due satelliti attivi, l’8 e il 9. Partendo da sinistra verso destra, in blu vediamo il lago Shala, in verde l’Abijatta e in beige il Langano. I differenti colori dipendono da numerosi fattori, tra cui la composizione chimica delle loro acque, la profondità e la fauna che li abita.

Il lago Shala, lungo 12 chilometri e largo al massimo 28, deve il suo blu intenso alla profondità che in alcuni punti supera in 200 metri. Lo Shala è altamente alcalino e ha un indice pH molto elevato, dovuto alla presenza di zolfo: questo elemento si insinua nelle acque del bacino tramite fratture individuate sul suo fondale. Nonostante le condizioni estreme, il lago ospita una vasta popolazione di crostacei e microorganismi che costituiscono il nutrimento per gli stormi di fenicotteri e pellicani che vi fanno sosta.

L’Abijatta, lungo circa 17 chilometri e largo 15, è il meno profondo del terzetto: solo 14 metri. Questa caratteristica ha inciso sulla sua estensione che, negli ultimi 50 anni, si è ridotta di un terzo. Il colore verde smeraldo, molto probabilmente, è dovuto alla presenza di fitoplancton in superficie.

Il Langano, lungo 18 chilometri e largo 16, è alimentato principalmente da torrenti che sboccano sulla sua costa orientale. La tonalità beige delle sue acque è dovuta ai sedimenti che gli immissari portano con sé dalle vicine montagne. Nonostante il colore, il lago è balneabile in quanto è l’unico della regione che non ospita i parassiti responsabili della trasmissione della schitosomiasi, un’infezione da platelminti che può avere anche esiti fatali.

Secondo gli studiosi, le differenze con cui si presentano questi specchi d’acqua sono particolarmente sorprendenti, dato che essi facevano parte di un antico e più ampio bacino noto come lago Galla. Quest’ultimo, fino a circa 10mila anni fa, era probabilmente collegato con il mare tramite il fiume Awash, tuttora esistente. In quel lontano periodo i movimenti tettonici e i cambiamenti nella distribuzione delle precipitazioni atmosferiche hanno inciso negativamente sul Galla, che iniziò ad asciugarsi; circa 2mila anni fa, poi, il grande bacino si è frammentato nei differenti laghi che vediamo oggi.

L’immagine nelle dimensioni originali è visibile qui.

Crediti foto: Joshua Stevens/Landsat 8/Nasa Earth Observatory.