Una specie di segnale di allerta che avvertirebbe dell’imminente e ‘scoppiettante’ epilogo delle stelle massicce: questo singolare comportamento, antecedente allo status di supernova, è al centro di uno studio appena pubblicato su Monthly Notices of the Royal Astronomical Society (articolo: “Explosion imminent: the appearance of red supergiants at the point of core-collapse”).

L’indagine, svolta da un team di ricercatori dell’Università John Moores di Liverpool e dell’Università di Montpellier, si è basata su simulazioni informatiche e ha individuato una condotta comune per le stelle massicce (dotate di una massa compresa tra 8 e 20 volte quella del Sole); questo comportamento, secondo gli autori, può essere utile per osservare le supernove proprio quando avviene il loro ‘botto’.

Gli studiosi, infatti, hanno notato che gli astri massicci sperimentano un singolare affievolimento quando raggiungono l’ultimo step del loro ciclo vitale, vale a dire la fase di supergiganti rosse. In questo stadio, le stelle diventano improvvisamente più fioche nella luce visibile anche di centinaia di volte: il fenomeno – spiegano gli autori del saggio – è dovuto a un improvviso accumulo di materiale che, disponendosi intorno alle stelle, ne oscura la luce.

Finora non era noto l’arco di tempo in cui si verifica questo addensamento; adesso, per la prima volta, i ricercatori hanno potuto simulare come le supergiganti rosse dovrebbero apparire quando sono avvolte in questi bozzoli pre-esplosione. Analizzando le immagini d’archivio di vari telescopi, gli studiosi si sono centrati su quelle relative a stelle che sono esplose circa un anno dopo la realizzazione delle foto. In questi ritratti gli astri in questione appaiano normali, senza la presenza ingombrante dell’involucro. Il gruppo di lavoro, di conseguenza, ritiene che il bozzolo si formi in meno di un anno: un tempo estremamente breve in termini astronomici.

Quindi, secondo i risultati delle simulazioni, le stelle massicce non sarebbero osservabili nel visibile il giorno prima dell’esplosione. «Finora, siamo stati in grado di ottenere osservazioni dettagliate delle supernove solo poche ore dopo l’evento – afferma Benjamin Davis, ricercatore dell’Università John Moores di Liverpool e primo autore dello studio – Con questa ‘allerta precoce’ possiamo prepararci a osservarle in tempo reale e a puntare i migliori telescopi verso le stelle precorritrici, in modo da vederle letteralmente ‘sbranate’ davanti ai nostri occhi».

Crediti immagine: European Southern Observatory/L. Calçada