‘Febbre alta’ anche per quel mare che gli antichi romani chiamavano Nostrum, ovvero il Mediterraneo: nell’anno corrente la primavera eccessivamente mite e poi l’estate infernale, che hanno messo a dura prova il Vecchio Continente, non hanno risparmiato neanche il mare su cui si affacciano molti paesi europei. Infatti, la superficie dell’acqua è stata interessata da un incremento delle temperature pari a 5°C in più rispetto alla media.

L’ondata di calore che ha investito il Mediterraneo è stata individuata dagli scienziati di CareHeat (deteCtion and threAts of maRinE Heat waves), un progetto finanziato dall’Esa e mirato a sviluppare nuove strategie per identificare questo tipo di fenomeno e le sue ripercussioni sull’ambiente. Il progetto, avviato a marzo 2022, vede anche il coinvolgimento dell’Italia: vi partecipano l’Istituto di Scienze Marine del Cnr e l’Enea.

CareHeat si basa su una pluralità di informazioni: osservazioni satellitari, dati sulle temperature forniti dal Copernicus Marine Service, rilevazioni in situ e analisi biochimiche. Questo vasto insieme di dati viene integrato da modelli informatici e tecniche di machine learning per creare un quadro il più possibile completo delle ondate di calore marino.

Questi flussi sono caratterizzati da un incremento estremo delle temperature dell’acqua in un periodo di tempo piuttosto esteso. Gli ecosistemi e le attività economiche connesse al mare (ad esempio, allevamenti ittici, acquacoltura e turismo balneare) risentono negativamente di questo riscaldamento che, inoltre, può provocare eventi meteorologici molto intensi e influenzare il ciclo dell’acqua. Le ondate di calore marino sono destinate ad aumentare a causa della crescita delle temperature oceaniche, quindi è fondamentale poterle prevedere per proteggere gli ecosistemi e le comunità costiere.

Il team di CareHeat ha riscontrato che il Mediterraneo ha iniziato ad avere la ‘febbre’ nella seconda metà di aprile 2022, soprattutto nelle aree centrali e nordoccidentali; in queste zone, le temperature sono salite ulteriormente verso il 10 maggio e nei dieci giorni successivi sono passate da 16°C a 22°C. Alla data del 13 settembre l’ondata di calore risultava ancora presente: il gruppo di lavoro ha infatti osservato un’anomalia nella temperatura superficiale dell’acqua di circa 2°C, valore che nel Mediterraneo nordoccidentale è arrivato a più di 4°C.

Gli scienziati continueranno a monitorare l’evoluzione di questo flusso per comprendere come il livello di calore si propaghi sulla superficie, quali fattori alimentino il fenomeno e l’impatto sulla biodiversità marina.

In alto: le temperature della superficie marina alla data del 21 luglio 2022 (Crediti: Esa – data: E.U. Copernicus Marine Service Information)