Vega-C è pronto per il suo volo inaugurale. Il lanciatore dell’Esa sta affrontando le ultime fasi preparatorie al lancio: nella giornata del 2 luglio è stato completato l’inserimento del payload, il satellite Lares2, all’interno dell’ogiva del lanciatore e a giorni l’insieme verrà trasportato alla rampa per l’integrazione in cima al resto del razzo..

Il lancio è in programma nella mattina del 13 luglio alle ore 13:13 dallo spazioporto europeo di Kourou in Guyana Francese.

Vega-C aumenta le prestazioni e la competitività del suo predecessore Vega con un primo (P120C, in comune con Ariane 6), un secondo (Zefiro 40) e un quarto stadio potenziati (Avum+). Il lanciatore ha anche una maggiore capacità di carico che passa da 1,5 a circa 2,2 tonnellate in orbita polare.

Lo stadio superiore Avum+ ha una maggiore capacità di propellente liquido, in grado di immettere in orbita nella stessa missione più carichi utili su diverse orbite a seconda delle necessità del mercato e per consentire tempi operativi più lunghi nello spazio e missioni più estese.

«Con Vega-C (dove “C” sta per “Consolidation”), si consolida, dopo il successo del lanciatore Vega a partire dal suo primo volo del 2012, il posizionamento italiano nel settore dell’accesso allo Spazio Europeo dei payload per le orbite basse, fornendo al mercato istituzionale Europeo e a quello commerciale internazionale un lanciatore più performante (+50 % del carico pagante), flessibile e allo stesso tempo più competitivo – ricorda Enrico Cavallini, responsabile in Asi dell’Unità Trasporto Spaziale, Infrastrutture Orbitanti e di Superficie ed In-Orbit Servicing».

Il lanciatore Vega-C, infatti, è frutto di un’evoluzione tecnologica importante di gran parte dei sottosistemi propulsivi (3 sui 4 stadi del lanciatore), delle strutture, dell’avonica di Vega, e del segmento di terra del lanciatore, con un ruolo di primo piano per l’industria nazionale, con Avio nel ruolo di Prime Contractor del sistema di lancio, a guida del consorzio industriale che vede impegnate industrie di undici paesi Europei, oltre all’Italia, nel quadro della cooperazione internazionale del programma dell’Esa.”

Il carico utile principale è Lares2, un satellite scientifico dell’Agenzia Spaziale Italiana, realizzato dall‘Infn su progetto dei ricercatori del Centro Fermi e dell’Università ‘La Sapienza’ di Roma e per il quale la ditta Ohb Italia ha realizzato il sistema di rilascio. Lo scopo della missione è misurare con accuratezza ancor maggiore il cosiddetto effetto di Frame-Dragging, una distorsione dello spazio-tempo causata dalla rotazione di un corpo massiccio come la Terra, come previsto dalla Teoria della Relatività Generale di Einstein. Il suo predecessore, Lares, è stato nel 2012 il carico utile principale del volo inaugurale di Vega, a propria volta predecessore di Vega-C.

«Questa singolare ricorsività, presente anche nei team coinvolti (me compreso), è solo uno degli aspetti peculiari della missione Lares2 – ci dice Simone Pirrotta, Program Manager di Lares2 e adesso Direttore di Missione per il Satellite in campagna di lancio – I dati ottenibili da questo ulteriore elemento della famiglia Lageos-Lares consentiranno di consolidare il primato internazionale riconosciuto alla comunità scientifica italiana in questo settore, al quale contribuisce anche il centro Asi “G. Colombo” di Matera come stazione dell’International Laser Ranging Service. In senso più ampio, la missione è anche di interesse in ulteriori settori di ricerca, tra cui la geodesia spaziale e la geodinamica».

A bordo anche sei CubeSat, tra cui i cui tre italiani AstroBio, Greencube (promossi e finanziati da ASI) e Alpha, che costituiscono il carico utile secondario. Nel dettaglio AstroBio testerà una soluzione per rilevare biomolecole nello spazio; Greencube rappresenta il primo esperimento assoluto di coltivazione di vegetali superiori in ambiente estremo oltre la Low Earth Orbit e Alpha aiuterà a comprendere i fenomeni legati alla magnetosfera terrestre, come l’aurora boreale australe.

Gli altri tre CubeSat – Trisat-R (Slovenia), MTCube-2 (Francia) e Celesta (Francia) studieranno gli effetti dell’ambiente spaziale sul funzionamento dei sistemi elettronici.

Crediti foto: ESA-M. Pedoussaut