Doppia soddisfazione per Elon Musk: lo scorso 17 giugno il Falcon 9 ha messo in orbita altri 53 satelliti Starlink mentre il razzo di Space X riutilizzava per la tredicesima volta il booster con numero di serie B1060, collezionando un record da tredici voli e tredici rientri con lo stesso booster.
I satelliti immessi di recente in orbita sono una versione 1.5 del design Starlink, a cui mancano i visori per ridurre gli effetti della luminosità sulle osservazioni astronomiche da Terra. Questa è la nota dolente sottolineata dall’astronomo Pat Seitzer, dell’Università del Michigan, che durante il 240esimo meeting a Pasadena della AAS – American Astronomical Society – ha dichiarato che i V1.5 sono più luminosi dei precedenti satelliti Starlink VisorSat.
La questione della eccessiva luminosità e l’affollamento in orbita bassa – il numero di Starlink in orbita è giunto a ben 2704 unità – sono temi non risolti.
Da un lato esiste l’esigenza di garantire la copertura internet anche in luoghi remoti del pianeta e dall’altro la richiesta degli astronomi insiste nel chiedere la riduzione della luminosità dei satelliti Starlink, per l’osservazione del cielo dalla terra e dallo spazio.
I VisorSats di magnitudine 6,5 erano tollerati dagli astronomi perché la luminosità era vicina alla raccomandazione di non superare la magnitudine 7, per ridurre al minimo l’interferenza con le osservazioni astronomiche. Mentre i più recenti satelliti Starlink V1.5 sono circa mezza magnitudine più luminosi dei VisorSats: «In un certo senso, stiamo andando indietro. Dobbiamo parlare con SpaceX e vedere quali sono i loro eventuali piani in merito.» ha detto Seitzer.
Preoccupazione anche per la seconda generazione che saranno significativamente più grandi e, quindi, potenzialmente più luminosi.
Dal fronte Space X , David Goldstein, ha affermato che la società stava lavorando a nuove tecnologie per mitigare la luminosità dei satelliti Starlink di seconda generazione. Ciò include lo sviluppo di un adesivo a specchio dielettrico, da posizionare sui satelliti per riflettere la luce solare lontano dalla Terra. Con la vantablack, una delle vernici più scure e disponibili in commercio quei satelliti sarebbero 10 volte più deboli. Peccato che quella vernice si erode anche nell’ambiente spaziale e ha scarse prestazioni termiche.
Viene comunque riconosciuta alla società Space X da parte della comunità di astronomi la volontà di cercare una soluzione.
Connie Walker, co-direttore del Center for the Protection of the Dark and Quiet Sky from Satellite Constellation Interference afferma: « Stanno provando di nuovo a creare una strategia di mitigazione per abbassare la luminosità dei loro satelliti».
Sembra però che gli astronomi debbano tenere conto della grande domanda di accesso a banda larga che i satelliti possono offrire.
Si tratta di una richiesta sempre maggiore a cui la Space X risponde con un piano di produzione pari a 20 mila parabole a settimana. Il servizio di connessione satellitare ha ottenuto anche i permessi per operare in altri Paesi. L’ultimo della lista è la Macedonia. Si è anche conclusa l’indagine da parte del Governo francese sulla concessione dei permessi, revocati lo scorso 5 aprile. SpaceX ha ora ottenuto i permessi per operare nuovamente sul territorio Francese sia con i kit di connessione sia con i Gateway a terra.
«Dobbiamo essere espliciti nello spiegare qual è il nostro problema: non siamo contrari a Internet, vogliamo solo che i satelliti non siano super-riflettenti.» specifica Seitzer.
In apertura la dotazione di antenne su navi da crociera: crediti SpaceX.