Dopo aver raggiunto il cosiddetto punto L2 (Lagrange Terra-Sole 2), a circa 1,5 milioni di chilometri dalla Terra, il James Webb Space Telescope è adesso giunto ad una fase importante della sua missione; in breve, il James Webb starebbe eseguendo tutte quelle operazioni atte al suo progressivo raffreddamento e, dunque, al raggiungimento di quella giusta condizione termica che consentirà il corretto funzionamento dei suoi sistemi di imaging.

In verità, le prime operazioni di raffreddamento sarebbero iniziate già nel mese di gennaio, con il dispiegamento dei cinque strati di Kapton che compongono il Sunshield, ossia lo schermo termico installato per proteggere il telescopio dal calore solare.

Tuttavia, non è sufficiente la messa in funzione dello schermo termico per portare il James Webb ad una temperatura ottimale, ma bisogna ricorrere ad altri dispositivi di cui il telescopio è opportunamente equipaggiato; per esempio, nella zona posteriore dello specchio primario, troviamo Adir (Aft Deployed Instrument Radiator), un radiatore avente la funzione di smaltire parte del calore prodotto dal James Webb.

Si tratta dunque di una fase nevralgica della missione che permetterà di ultimare anche l’allineamento degli specchi del James Webb.
Attualmente, i segmenti dello specchio primario del telescopio hanno raggiunto una temperatura che oscilla tra i 40 e 60 gradi Kelvin (ossia tra i -233° C e i -213° C); mentre lo specchio secondario è a circa 30 gradi Kelvin (-270° C). Sebbene si tratti di temperature estremamente basse, è essenziale che queste continuino a diminuire.

Oltre agli specchi, sarà altrettanto necessario raffreddare gli Ismi (Integrate Science Instrument Module), ossia gli strumenti scientifici del James Webb: lo spettografo NirSpec (Near Infrared Spectopragh), la fotocamera NirCam (Near Infrared Camera), la fotocamera dotata di spettografo Fgs/Niriss (Fine Guidance Sensor / Near Infrared Imager and Slitless Spectograph) e lo spettografo Miri (Mid Infrared Inatrument); questi dovranno lavorare a temperature molto basse per evitare che il calore da loro prodotto possa interferire con le osservazioni del Jaes Webb: per esempio, il Miri, riutilizzando il proprio elio liquido come fonte di raffreddamento, dovrà raggiungere -266,15° C; mentre il NirCam a -153° C.

Crediti immagine: Nasa