Un nuovo studio suggerisce che sia l’azione delle forze presenti nel sistema Terra-Luna-Sole a guidare la circolazione dell’intero mantello terrestre.

La nuova analisi fornisce un’alternativa all’ipotesi che il movimento delle placche tettoniche sia correlato alle correnti di convezione nel mantello. La convezione implica l’ascesa di fluidi riscaldati, fenomeno che i ricercatori sostengono non possa riguardare le rocce solide. Il team sostiene che sia la forza, e non il calore, a spostare masse di grandi dimensioni. La nuova ricerca, guidata dalla geofisica Anne M. Hofmeister della Washington University di St. Louis è pubblicata in un documento speciale della Geological Society of America, come parte di una prossima raccolta realizzata in onore del geologo Warren B. Hamilton.

Si ritiene che l’interno della Terra sia modellato dalla dissipazione del calore generato dalla radioattività interna e dall’energia residua creata durante le collisioni avvenute all’epoca della formazione del nostro pianeta. Ma anche i sostenitori della convezione del mantello riconoscono che quella quantità di energia termica interna sia insufficiente per guidare la tettonica su larga scala. Inoltre, la convezione non sarebbe sufficiente a spiegare con completezza i movimenti osservati delle placche.

Secondo la nuova ipotesi, le placche terrestri potrebbero spostarsi perché il Sole esercita un’attrazione gravitazionale così forte sulla Luna da aver causato l’allungamento dell’orbita del nostro satellite attorno alla Terra.

Nel corso del tempo, la posizione del baricentro – il centro di massa tra i corpi orbitanti della Terra e della Luna – si è avvicinato alla superficie terrestre e ora oscilla di 600 km al mese rispetto al geocentro, ha detto Hofmeister. Questo crea stress interni mentre la Terra continua a ruotare su se stessa.

«Poiché il baricentro oscillante si trova a circa 4600 km dal geocentro, l’accelerazione orbitale tangenziale della Terra e l’attrazione solare sono sbilanciate, tranne che al baricentro», ha detto Hofmeister. «Gli strati interni caldi, spessi e forti del pianeta possono resistere a questi stress, ma la sua litosfera sottile, fredda e fragile, risponde fratturandosi».

Inoltre, la rotazione quotidiana appiattisce la Terra, schiacciandone la forma sferica, fattore che contribuisce al cedimento della litosfera. Queste due sollecitazioni indipendenti creano il mosaico di placche osservato nel guscio esterno, suggeriscono gli autori. La varietà dei movimenti delle placche deriva dai cambiamenti, avvenuti nel corso tempo, di dimensione e direzione delle forze gravitazionali ‘sbilanciate’.

Ma come testare questa alternativa? Hofmeister ha suggerito: «Un test potrebbe essere un esame dettagliato della tettonica di Plutone, che è troppo piccolo e freddo per presentare il fenomeno della convezione, ma ha una luna gigante e una superficie sorprendentemente giovane».