Mondi lontani dotati di un involucro esterno così sottile e friabile da condizionarne la topografia e la tettonica: è questo il tratto saliente di un gruppo di esopianeti definiti a ‘guscio d’uovo’ (eggshell planet), la cui esistenza è stata teorizzata in uno studio di Journal of Geophysical Research: Planets. Il saggio, dal titolo “The Effects of Planetary and Stellar Parameters on Brittle Lithospheric Thickness”, è stato curato da un team internazionale di geologi planetari, coordinato dall’Università di Washington-St. Louis.

Ad oggi, sono oltre 4mila gli esopianeti scoperti e confermati come tali: questi corpi celesti si presentano con una grande varietà di caratteristiche tra cui, ad esempio, la composizione, le dimensioni, la temperatura e la distanza dalla stella ospite. In questo mare magnum di mondi remoti, gli autori del saggio ritengono di aver individuato una nuova e rara tipologia: gli esopianeti eggshell, appunto.

Questo sottoinsieme sarebbe molto ristretto: almeno tre corpi celesti, tra quelli che sinora si sono guadagnati lo status di esopianeta, apparterrebbero alla categoria ‘a guscio d’uovo’. Una conferma delle loro caratteristiche fisiche potrà essere fatta solo in futuro, con strumenti adeguati, ma in base ai modelli informatici gli studiosi hanno ipotizzato che la debolezza della loro litosfera abbia inciso sulla loro topografia – minima, se non inesistente – e sulla probabile mancanza di attività tettonica. Il gruppo di lavoro si è centrato molto su questi aspetti, evidenziando come l’assunzione di una prospettiva geologica o geofisica possa costituire un valore aggiunto negli studi sui pianeti extrasolari.

Nelle simulazioni effettuate con i modelli informatici, i geologi hanno preso in considerazione i parametri che possono influire sulle dimensioni della litosfera di un pianeta: la massa, l’età, la distanza dalla stella e soprattutto la temperatura di superficie. Infatti, l’ampiezza o meno dello spessore della crosta può determinare se un corpo celeste sia in grado di sostenere topografie ‘di peso’, come le catene montuose, o se la superficie abbia il giusto equilibrio tra rigidità e flessibilità che è alla base dei fenomeni tettonici, considerati un elemento importante perché vi siano le condizioni per un’eventuale abitabilità.

La temperatura, in ogni caso, appare come un fattore cruciale. Gli studiosi, infatti, sono convinti che le zone pianeggianti di Venere costituiscano un valido esempio del legame tra crosta e livelli di calore: queste aree sono caratterizzate da ampie distese di lava e non presentano rilievi accentuati perché, a causa delle temperature infernali, la litosfera è sottile.

Gli autori del saggio, infine, ritengono che il loro lavoro sia utile non solo per ampliare la conoscenza della morfologia degli esopianeti, ma soprattutto per contribuire a identificare le proprietà che possono renderli abitabili per lunghi periodi.

In alto: rappresentazione artistica di un eggshell planet (Crediti: Nasa/Jpl-Caltech)