Si è alzato il sipario sul versante ancora sconosciuto di Plutone, grazie ad una tecnica ingegnosa che ha permesso di ricavarne il ritratto dai dati della sonda New Horizons della Nasa. L’immagine e l’analisi degli studiosi sono stati illustrati nell’articolo “The Dark Side of Pluto”, pubblicato di recente su The Planetary Science Journal; la ricerca è stata coordinata dal National Optical Infrared Astronomy Research Laboratory di Tucson (Arizona).
New Horizons, che ha fatto visita a Plutone il 14 luglio 2015, ha avuto l’opportunità di scattare alcune immagini del suo ‘dark side’ mentre lo stava oltrepassando. In quel momento, la sonda era in grado di vedere l’emisfero meridionale del pianeta nano, che – per larga parte – stava entrando nella sua lunga stagione invernale; l’oscurità di tale periodo può ricordare il buio invernale delle aree terrestri situate all’estremo nord o sud, ma con la differenza che su Plutone ogni stagione ha una durata pari a 62 anni della Terra.
Per un caso fortuito, una zona dell’emisfero meridionale del pianeta nano era rischiarata dalla tenue luce solare riflessa dalla superficie ghiacciata di Caronte, la più grande del suo quintetto di lune e quella scoperta per prima. Questo chiarore è stato appena sufficiente al team della ricerca per scoprire i dettagli di tale emisfero, non ottenibili in nessun altro modo; l’ammontare della luminosità che Caronte rivolge verso Plutone è simile a quello della Luna nei confronti della Terra nelle varie fasi; all’epoca, Caronte si trovava in quello che per la Luna è il primo quarto.
Non è stato facile riuscire a ricavare i dettagli di questo emisfero del pianeta nano: gli studiosi hanno dovuto confrontarsi con diversi fattori di disturbo nelle immagini prodotte dallo strumento Lorri (Long Range Reconnaissance Imager). Per ottenere il ritratto finale, che presenta solo la ‘firma’ lasciata dalla luce di Caronte, i tecnici hanno dovuto combinare 360 foto del lato oscuro di Plutone con altrettante scattate con lo stesso schema ma senza il pianeta.
L’immagine, pur contenendo ancora qualche elemento di disturbo, mostra alcune caratteristiche geologiche interessanti. La più rilevante è una sorta di mezzaluna scura ad ovest, non raggiunta neanche dalla luce riflessa di Caronte; degna di nota anche un’ampia regione brillante tra il polo sud e l’equatore del pianeta. Secondo gli studiosi, si potrebbe trattare di un deposito ghiacciato di metano o di azoto, simile alla struttura a forma di cuore che si trova sul versante opposto di Plutone.
Il polo sud e l’area ad esso circostante sembrano ricoperti da un materiale scuro, in netto contrasto con la superficie chiara dell’emisfero nord. Secondo gli autori del saggio, la differenza potrebbe essere dovuta al fatto che Plutone aveva appena concluso la sua stagione estiva. Durante l’estate, le riserve ghiacciate di metano o di azoto dovrebbero aver subito un processo di sublimazione in superficie, mentre sulla zona si depositavano particelle scure.
L’emisfero meridionale di Plutone sarà esposto alla luce solare tra quasi cento anni: in quell’epoca futura gli strumenti di osservazione da terra potrebbero verificare i dettagli svelati dalla foto, ma gli studiosi pensano che la strada più facile sia inviare un’altra sonda.
In alto: Plutone (Crediti: Nasa – Visualization Technology Applications and Development)
In basso: la foto dell’emisfero meridionale oggetto dello studio (Crediti: Nasa/Johns Hopkins APL/Southwest Research Institute/NoirLab)