Occhi rossi fuoco e una grande bocca spalancata, con una zampa aperta pronta ad afferrare la preda. Quella che sembra la descrizione di un mostro è in verità una nebulosa della nostra galassia immortalata da Spitzer, veicolo spaziale gestito dal JPL della Nasa e ritirato nel gennaio del 2020.
L’astronomo Robert Hurt del Caltech in California, responsabile delle immagini create dai dati Spitzer, ha elaborato lo scenario mostruoso caratterizzando le osservazioni della nebulosa con quattro colori (blu, ciano, verde e rosso), utilizzati per rappresentare le diverse lunghezze d’onda della luce infrarossa attraverso cui il sistema è stato indagato e svelato. L’indagine all’infrarosso riesce, infatti, a penetrare le nuvole di polvere e gas, facendo emergere così regioni altrimenti nascoste nello spettro visibile a causa della polvere.
Ciò che è emerso agli occhi di Hurt è la forte somiglianza del sistema nebuloso con un mostro cosmico sopra le nostre teste.
Il blu e il ciano rappresentano le lunghezze d’onda emesse principalmente dalle stelle. La polvere e le molecole organiche appaiono, invece, verdi. Infine, la polvere calda riscaldata da stelle o supernove appare rossa.
La nebulosa ‘mostruosa’ si trova nella costellazione del Sagittario, lungo il piano della Via Lattea. Le stelle in alto a destra, che comporrebbero gli occhi e il muso di questo ‘Godzilla cosmico’, sono a una distanza sconosciuta dalla Terra ma all’interno della nostra galassia. Invece, la regione luminosa in basso a sinistra, ossia la mano destra del mostro, è chiamata W33 ed è situata a circa 7.800 anni luce dalla Terra.
Per chi volesse scoprire quali ulteriori mostri popolano la nostra galassia, è disponibile online l’app Spitzer Artistronomy, nove nebulose catturate da Spitzer e un set di strumenti di disegno per fantasticare con personali visioni su creature cosmiche da svelare all’infrarosso.
Immagine in evidenza: la nebulosa Godzilla indagata da Spitzer, credit: Spitzer/Nasa