L’Australia non è estranea agli incendi boschivi, tuttavia la stagione 2019-2020 si è rivelata senza precedenti. A marzo 2020, gli incendi hanno bruciato circa 18,6 milioni di ettari (o 186 000 km quadrati) distruggendo oltre 5000 edifici e uccidendo più di 400 persone. È stato stimato che più di un miliardo di animali sono morti a causa degli incendi boschivi, con diverse specie in via di estinzione a rischio di estinzione totale.
Nel sud-est dell’Australia, gli incendi sono stati sia intensi che estesi, interessando 74 000 km quadrati di foresta, formata prevalentemente di eucalipti, circa 2 volte e mezza l’area del Belgio.
Secondo un nuovo studio, pubblicato su Nature, gli incendi boschivi nel sud-est dell’Australia hanno rilasciato 715 milioni di tonnellate di anidride carbonica nell’aria, più del doppio di quanto registrato nei dati di incendi precedenti. Utilizzando i dati dello strumento Tropomi a bordo del satellite Copernicus Sentinel-5P, il team di ricerca è stato, infatti, in grado di ottenere una stima più accurata delle emissioni
Sebbene Tropomi non misuri direttamente l’anidride carbonica, lo strumento acquisisce istantanee giornaliere dei livelli di monossido di carbonio. Il team di ricerca ha utilizzato questi dati per calcolare una stima più dettagliata delle emissioni di monossido di carbonio dagli incendi, che hanno successivamente usato per il calcolo delle emissioni di anidride carbonica.
Ivar R. van der Velde, scienziato ambientale presso lo SRON Netherlands Institute for Space Research, a Utrecht, e presso la Vrije Universiteit Amsterdam, ha commentato: «L’impatto disastroso che gli incendi hanno avuto sulla popolazione locale e sulla qualità dell’aria locale era già noto. Quello che non sapevamo ancora era l’entità degli inquinanti e dei gas serra emessi dagli incendi».
La siccità, guidata dal cambiamento climatico, sta causando un aumento della frequenza e dell’intensità degli incendi. Questi sono un problema globale poiché gli incendi rilasciano una quantità enorme di anidride carbonica nell’atmosfera, incidendo ulteriormente sul cambiamento climatico e aumentando le temperature globali.
Un altro articolo recente, anch’esso pubblicato su Nature, suggerisce che gli aerosol generati dalla stagione record degli incendi in Australia sono stati “risucchiati” da una gigantesca fioritura di fitoplancton a migliaia di chilometri di distanza nell’Oceano Pacifico meridionale.
In pochi giorni, questi aerosol avevano infuso nelle acque il ferro, nutrendo il fitoplancton – piante microscopiche – che poi assorbivano anidride carbonica pari al 95% delle emissioni degli incendi.
Il fitoplancton è noto per aiutare a rimuovere l’anidride carbonica dall’atmosfera, poiché questi minuscoli organismi consumano anidride carbonica durante la fotosintesi. Si dice che queste estese fioriture di fitoplancton abbiano coperto un’area delle dimensioni approssimativamente del deserto del Sahara, più di 9,4 milioni di kmq.
I ricercatori hanno monitorato i pennacchi di aerosol utilizzando i dati del Copernicus Atmosphere Monitoring Service (CAMS) che includono informazioni sugli aerosol dello spettroradiometro di imaging a risoluzione moderata (MODIS) della NASA. Hanno quindi confrontato le osservazioni dell’aerosol con le concentrazioni di clorofilla oceaniche registrate dal progetto Ocean Color Climate Change Initiative dell’ESA e hanno trovato picchi nelle concentrazioni di clorofilla poche settimane dopo.
Secondo Thomas Jackson, un Ocean Color Scientist presso il Plymouth Marine Laboratory (PML), e membro dell’Ocean-Colour Climate Change Initiative dell’ESA, «la risposta del fitoplancton alla ricaduta degli aerosol prodotti dagli incendi australiani è stata impressionante in termini sia di estensione geografica che per valore quantitativo. Il fitoplancton è considerato una sentinella del cambiamento, in quanto risponde in tempi brevi ai cambiamenti dello stato fisico e chimico degli oceani. Sarà interessante vedere se “megafioriture” come queste diventeranno più comuni e quali potrebbero essere gli impatti ecologici di tali fioriture, poiché gli incendi e altri eventi ambientali estremi diventano più frequenti a causa del cambiamento climatico».
I risultati di entrambi gli studi evidenziano l’importanza degli incendi boschivi sulle concentrazioni atmosferiche di anidride carbonica, ma anche come possono influenzare direttamente i processi oceanici. Tuttavia, sono necessarie ulteriori ricerche per capire dove va a finire il carbonio assorbito dal plancton e se questo viene nuovamente rilasciato nell’atmosfera.