Inondazioni massicce – provocate dall’eccesso di acqua nei laghi formatisi in una serie di crateri – all’origine di un processo erosivo rapido ma intenso: sarebbe questo il fenomeno che ha ‘scolpito’ la superficie del Pianeta Rosso in un remoto passato.
Lo afferma uno studio appena pubblicato su Nature (articolo “The importance of lake breach floods for valley incision on early Mars”) e basato sia sulle osservazioni di Marte da satellite, sia su algoritmi impiegati per esaminare i dati; l’indagine è stata condotta da un gruppo di scienziati statunitensi, coordinato dalla Jackson School of Geosciences dell’Università del Texas-Austin.
Il team della ricerca è partito dall’analisi delle mappe globali di per individuare le strutture geologiche – laghi e vallate – interessate da questi violenti fenomeni di erosione; secondo gli studiosi, almeno il 25% del sistema dei canyon del pianeta si sarebbe formato in seguito allo straripamento dell’acqua che si era raccolta nei crateri. Tali depositi, simili a dei mari, avrebbero costituito un’ampia riserva di energia pronta a scatenarsi.
I bacini in questione (in tutto 262) risalirebbero a circa 3 miliardi e mezzo di anni fa e le inondazioni cui avrebbero dato luogo presentano tratti analoghi a quelle avvenute in alcune aree della Terra (ad esempio, l’Asia centrale e il nordovest degli Stati Uniti), al termine dell’ultima era glaciale. Gli straripamenti, quindi, non solo avrebbero scavato delle profonde fratture, ma avrebbero anche smosso ingenti quantità di sedimenti rocciosi.
Le vallate derivanti da questo processo, secondo gli studiosi, sarebbero riconoscibili per il livello di profondità (oltre il doppio, in metri, rispetto alle altre) e soprattutto per il fatto di aprirsi in coincidenza dell’orlo di un cratere. Un esempio si può vedere nell’immagine in alto: evidenziata in bianco, si nota la Loire Vallis che si diparte dal Parana Basin – anch’esso messo in rilievo dal contorno bianco. L’apertura di fratture di questo genere – sostengono gli scienziati – avrebbe esercitato un’influenza anche nelle zone ad esse circostanti, specie per quanto riguarda la formazione delle valli fluviali.
Gli autori del saggio – il primo a prendere in considerazione globalmente questo tipo di laghi – ritengono che la loro ricerca possa avere anche importanti implicazioni per quanto riguarda il clima di Marte e i cambiamenti che esso ha subito in passato.
Crediti immagine: Nasa/Gsfc/Jpl Asu