I sistemi planetari impiegano milioni di anni per formarsi, una vera e propria sfida per gli astronomi che devono identificare le varie fasi di sviluppo. Il telescopio spaziale Webb della Nasa – che partirà il prossimo dicembre – rappresenta lo strumento ideale per questo tipo di studio, poiché sarà in grado di realizzare osservazioni molto precise. Nello specifico, Webb analizzerà 17 sistemi planetari in fase di formazione attiva. Queste entità sono già state esaminate dall’Atacama Large Millimeter/submillimeter Array (Alma), il più grande radiotelescopio al mondo, per il progetto Disk Substructures at High Angular Resolution (Dsharp). Webb misurerà gli spettri che possono rivelare la presenza di molecole nelle regioni interne dei dischi protoplanetari – dove si formano i pianeti rocciosi – integrando i dettagli forniti da Alma sulle regioni esterne.
I ricercatori saranno in grado di valutare, attraverso la spettroscopia, la presenza delle molecole che costituiscono i mattoni della vita: acqua, monossido di carbonio, anidride carbonica, metano e ammoniaca. Webb catturerà la luce emessa da ciascun disco protoplanetario, che a sua volta produce uno schema dettagliato di colori basato sulle lunghezze d’onda della luce emessa.
Dato che ogni molecola imprime un’impronta sullo spettro, i ricercatori possono identificare quali di queste ultime sono presenti e catalogarle. Conoscere gli elementi che compongono le regioni interne dei dischi ha anche altri vantaggi: «L’acqua, per esempio, è un indizio della presenza di parenti potenzialmente abitabili – commenta Colette Salyk, autrice dello studio – basta una piccola variazione chimica per trovarci davanti a mondi drasticamente opposti. Ecco perché siamo così interessati a questo settore di ricerca».