Una giovane ricercatrice del Center for Astro, Particle, and Planetary Physics della New York University di Abu Dhabi (Nyuad) negli Emirati Arabi, Aisha Al Yazeedi, ha appena pubblicato il risultato di un’analisi sui buchi neri supermassicci sulla rivista scientifica americana The Astronomical Journal. Tale corpo celeste, che si trova al centro di ogni galassia, in genere è dormiente, come nel caso della nostra Via Lattea, mentre in alcuni casi può essere attivo.
E’ ormai certo che l’evoluzione delle galassie è direttamente collegata all’attività del loro buco nero. Lo studio di Al Yazzedi ha avuto come oggetto la galassia MaNGA 1-166919 che presenta un nucleo galattico attivo (Agn) ed è stata osservata con rilevatori ottici e radio molto potenti. «Gli studi osservazionali, compresa la nostra ricerca – afferma – sono essenziali per chiarire come i buchi neri supermassicci (Smbh) possano influenzare l’evoluzione dell’intera galassia ospite e per dimostrare concetti teorici decisivi nel campo dell’astrofisica, in particolare la connessione tra l’attività delle Smbh e l’espulsione di gas dalla galassia». Le scoperte della ricercatrice tracciano i meccanismi di espulsione del gas, le proprietà del deflusso e la sua correlazione all’attività del buco nero supermassiccio al centro della galassia ospite.
Il buco nero, una massa grande fino a un miliardo di volte quella del Sole, quando è attivo emette una quantità di radiazioni che può superare quella dell’intera galassia e che ricopre tutto lo spettro elettromagnetico. In particolare, osservando la struttura delle onde radio si osservano due getti di gas provenienti dal centro della galassia e che dimostrano l’attività del nucleo galattico. Misurando le proprietà del deflusso, i ricercatori della Nyuad hanno documentato come l’estensione del deflusso ottico corrisponda all’estensione dell’emissione radio.
Anche in Italia, i ricercatori dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf) sono un’eccellenza nello studio dei buchi neri attraverso l’osservazione di tutte le bande dello spettro elettromagnetico. Nel 2019 furono tre i radiotelescopi italiani, su otto situati in ogni angolo della Terra, a riprodurre la prima immagine dei contorni di un buco nero (M87 della galassia Virgo A, la più grande nelle vicinanze).
Una nota rosa che riguarda le ricerche scientifiche nella penisola araba, è che le donne ricoprono un ruolo chiave: il presidente dell’Agenzia Spaziale degli Emirati Arabi Uniti è Sarah Al Amiri, già ministro di Stato per le Tecnologie Avanzate; nel 2020 ha guidato la missione della sonda Mars Hope con un team composto quasi esclusivamente da donne.