Ams, il rilevatore di particelle a bordo della Stazione Spaziale Internazionale, potrebbe aver rilevato una quantità di antimateria superiore a quella indicata d precedenti studi. Secondo uno studio condotto dai ricercatori dell’Institute for Research in Astrophysics and Planetology (Irap) pubblicato su Physical Review D, parte dell’antimateria potrebbe nascondersi nelle vicinanze del Sistema Solare sotto forma di oggetti improbabili: stelle composte da antimateria o anti-stelle. Per confermare questa ipotesi gli astronomi hanno utilizzato dieci anni di dati del telescopio spaziale a raggi gamma Fermi per stimare il numero massimo di anti-stelle presenti nella nostra galassia.

Grazie ai dati di Fermi gli scienziati  hanno isolato, nel catalogo delle sorgenti di raggi gamma del telescopio, quattordici candidate le cui proprietà di emissione sono paragonabili a quelle attese per le stelle di antimateria. Tuttavia, la natura di queste fonti è ancora incerta e sono necessarie ulteriori prove per accertarne la natura. Secondo alcuni scienziati queste anti-stelle potrebbero essere in realtà altri emettitori di raggi gamma, come pulsar o buchi neri.

Il team di Irap ha anche stimato il numero massimo di anti-stelle che potrebbero esistere nella Via Lattea.  Se queste fossero distribuite come stelle ordinarie – principalmente nel disco galattico –  potremmo avere al massimo una stella di antimateria ogni trecentomila stelle comuni. Questi insoliti oggetti, si legge nel studio, potrebbero essere nate agli albori del cosmo e potrebbero celarsi agli occhi dei telescopi a raggi gamma nell’alone attorno alla Via Lattea. 

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