È un colosso ‘solitario’, che si trova a 360 anni luce dalla Terra – in direzione della costellazione meridionale della Mosca – e sta sottoponendo gli studiosi ad un vero e proprio rebus, perché la sua condizione è alquanto insolita e difficile da spiegare con gli attuali modelli. Il ‘misantropo’ in questione si chiama Yses 2b ed è al centro di uno studio, pubblicato ieri su Astronomy & Astrophysics (articolo: “Discovery of a directly imaged planet to the young solar analog Yses 2b”).

L’indagine, condotta da un gruppo internazionale di astrofisici, è stata coordinata dall’Università di Leida e dal suo Osservatorio e si basa sui dati raccolti per la mappatura Yses (Young Suns Exoplanet Survey). Le osservazioni sono state effettuate tra il 2018 e il 2020 con il telescopio Vlt (Very Large Telescope) dell’Eso; in particolare, è stato utilizzato lo strumento Sphere (Spectro-Polarimetric High-contrast Exoplanet Research). I principali obiettivi scientifici di questo dispositivo sono l’imaging e la caratterizzazione spettroscopica, a bassa risoluzione, e polarimetrica di sistemi planetari extra-solari, nelle lunghezze d’onda ottiche e del vicino infrarosso.

Yses 2b è sei volte più pesante rispetto a Giove e orbita 110 volte più distante dalla sua stella di quanto la Terra faccia con il Sole; tra l’altro, l’astro ha ‘solo’ 14 milioni di anni sulle spalle e ricorda il nostro Sole nella sua ‘fanciullezza’. Tra questi tratti salienti dell’esopianeta,  è l’estrema lontananza dalla stella ospite ad aver intrigato gli studiosi: questa caratteristica, infatti, non sembra coerente con i modelli attualmente in uso, relativi alla formazione dei giganti gassosi.

Se Yses 2b si fosse formato per accrescimento del nucleo nel luogo in cui si trova ora, lontano dalla stella, sarebbe troppo pesante perché nell’area non c’è materiale a sufficienza per questo tipo di processo. D’altro canto, se il pianeta fosse stato creato dalla cosiddetta instabilità gravitazionale nel disco planetario, dovrebbe avere una pesantezza superiore a quella che possiede. Gli studiosi hanno pensato ad una terza possibilità: Yses 2b potrebbe essersi formato, tramite accrescimento del nucleo, nei pressi del suo astro e poi potrebbe essersi allontanato; questa migrazione, tuttavia, presuppone l’influenza gravitazionale di un secondo pianeta, che non è stato ancora individuato.

Quindi, la ‘solitudine’ di Yses 2b rimane ancora avvolta nel mistero; gli autori del saggio intendono scandagliare ulteriormente i dintorni del pianeta e della sua stella, estendendo la loro indagine ad altri sistemi planetari simili. Da questi, infatti, si potrebbero trarre indizi utili per comprendere al meglio i processi di formazione dei giganti gassosi, in orbita intorno a stelle simili al Sole.

Qui sotto: l’esopianeta Yses 2b (in basso a destra) e la sua stella (al centro). Crediti: Eso/Sphere/Vlt/Bohn et al.