Gli Emirati Arabi Uniti hanno raggiunto Marte. E l’hanno fatto con la loro prima missione interplanetaria, segnando così un successo al primo colpo e diventando il quinto paese marziano dopo Stati Uniti, Unione Sovietica, Europa e India.
Il 9 febbraio, quando in Italia erano le 16.41, la sonda Hope ha iniziato la complessa e interamente automatica sequenza di manovre per inserirsi nell’orbita del pianeta rosso. La fase più delicata era il rallentamento da 121mila a 18mila chilometri all’ora, che la navicella ha completato azionando i suoi 6 motori per 27 minuti in modo da essere catturata dall’orbita di Marte. Sono seguiti ancora una decina di minuti di tensione, in cui il team dell’agenzia emiratina non poteva far altro che attendere il segnale da Hope. Segnale che poi è arrivato, decretando il successo della manovra. E Dubai ha festeggiato con uno spettacolo di luci da Burj Khalifa, l’edificio più alto del mondo.
Lanciata lo scorso 19 luglio, Hope è giunta intorno a Marte dopo un viaggio di quasi 7 mesi e 482 milioni di chilometri. Questo traguardo, celebrato dalle istituzioni con l’hashtag #ArabsToMars, è particolarmente significativo perché giunge nell’anno del 50esimo anniversario di costituzione degli Emirati Arabi Uniti.
Nei prossimi tre mesi Hope eseguirà ulteriori manovre per posizionarsi nell’orbita finale, da cui studierà il pianeta rosso per almeno un anno marziano – quasi due anni terrestri. Obiettivo della missione sarà analizzare l’atmosfera di Marte, con uno speciale focus sulle condizioni climatiche del mondo rosso legate ai suoi cicli stagionali.
La sfilata marziana continua oggi 10 febbraio, con la sonda cinese Tianwen-1 che tenterà il suo ingresso in orbita tra poche ore. Il 18 febbraio si attende invece Mars2020 degli Stati Uniti, con l’atterraggio sul pianeta rosso del suo rover di ultima generazione Perseverance.