È una vasta massa di aria fredda che staziona sopra il Polo Nord, è circondata da un’intensa corrente che si muove in senso antiorario lungo il suo bordo ed è molto più forte durante l’inverno: si tratta del vortice polare, un fenomeno atmosferico che spesso si fa sentire nella troposfera, influenzando le condizioni meteorologiche al punto da portare freddo e neve anche a basse latitudini. I meccanismi che governano questo vortice ancora non sono del tutto noti, ma un aiuto giunge dalle tecnologie satellitari che, utilizzando un punto di vista privilegiato, sono state in grado di rilevarne alcuni particolari. Nello specifico, a puntare gli occhi sul fenomeno è il satellite Aeolus dell’Esa, che, lanciato il 22 agosto 2018, è dedicato allo studio dei venti.

Il vortice polare può subire degli eventi meteorologici che ne disturbano l’andamento, come l’“improvviso riscaldamento stratosferico” (sudden stratospheric warming). Tale fenomeno, in corso in questi ultimi due mesi, si verifica ogni anno in una certa misura; il riscaldamento attuale, però, è considerato di notevole intensità ed è poco comune. Fenomeni così vigorosi inducono il vento che spira intorno al vortice polare a indebolirsi oppure a invertire la direzione, portando la temperatura della stratosfera polare ad un rapido incremento (anche di decine di gradi Celsius). Gli scienziati tengono particolarmente sotto controllo questo riscaldamento perché può scatenare eventi meteorologici estremi in Europa e in Nord America. I dati raccolti da Aeolus hanno permesso di scoprire qualche elemento in più sul vortice; il satellite, grazie all’utilizzo di brevi ma potenti impulsi di luce ultravioletta e alla misurazione dell’effetto Doppler, è in grado di rilevare la velocità orizzontale dei venti nella parte più bassa dell’atmosfera e soprattutto in direzione da est verso ovest.

Il lavoro svolto da Aeolus non ha precedenti e ha consentito agli studiosi, che sinora si basavano su dati aeronautici e modelli informatici, di analizzare il fenomeno sotto un nuovo punto di vista: infatti, i cambiamenti nella struttura dei venti – dovuti all’improvviso riscaldamento stratosferico – non erano mai stati osservati direttamente e su scala globale. Il team della missione sta monitorando l’evoluzione del vortice polare, che adesso si è diviso in due parti: la prima sta portando la massa d’aria sull’Atlantico settentrionale e la seconda sta facendo altrettanto sul nord del Pacifico. Questa suddivisione comporta dei cambiamenti nella circolazione troposferica, permettendo alle masse di aria fredda di ‘scappare’ dai poli per raggiungere latitudini più basse. In effetti, in questo periodo l’America settentrionale sta sperimentando un inverno particolarmente gelido, più rigido rispetto all’Europa dove però non sono mancati esempi di masse di aria fredda scese verso sud (basti pensare alle recenti nevicate in Spagna).

Ora, il gruppo di lavoro intende utilizzare i dati di Aeolus per capire se l’improvviso riscaldamento stratosferico possa essere influenzato in qualche modo dal cambiamento climatico, ad esempio se possa manifestarsi più di frequente con conseguenze negative per l’uomo.

In alto: evoluzione del vortice polare negli ultimi due mesi (Crediti: University of Bath/C. Wright).