Ha un nome che ricorda una password, dovrebbe essere molto giovane in termini astronomici e volteggia più velocemente di tutte le sue simili: si tratta di J1818.0-1607, una magnetar con particolari caratteristiche, recentemente analizzata dall’osservatorio a raggi X Chandra della Nasa.

L’oggetto celeste, scoperto il 12 marzo 2020 dal telescopio Swift (anch’esso ‘targato’ Nasa), è al centro di uno studio di prossima pubblicazione su The Astrophysical Journal Letters, al momento disponibile in anteprima sulla piattaforma arxiv.org (articolo: Chandra observations of the newly discovered magnetar Swift J1818.0-1607″); l’indagine è stata condotta da un team di studiosi delle Università del West Virginia e del Manitoba.

Le magnetar sono una particolare categoria di stelle di neutroni, oggetti estremamente densi composti da neutroni tenuti insieme dalla forza di gravità; esse si formano dal nucleo collassato di un astro massiccio che ha terminato la sua esistenza come supernova. Le magnetar si distinguono dalle altre stelle di neutroni in quanto sono dotate di un campo magnetico molto intenso, il più forte nell’Universo in base alle attuali conoscenze.

J1818.0-1607, che si trova vicino al piano della Via Lattea e a circa 21mila anni luce di distanza dalla Terra, è la 31° magnetar scoperta su circa 3mila stelle di neutroni censite dagli astronomi. A renderla da record sono la sua età e il suo movimento vorticoso: dovrebbe avere sulle spalle circa 500 anni, elemento che la renderebbe la più giovane magnetar mai individuata, e compie piroette ad una velocità molto più intensa rispetto a quella delle sue colleghe, ruotando ogni 1,4 secondi.

L’oggetto, poco tempo dopo la sua scoperta, è stato osservato anche da Chandra che ha potuto evidenziare ulteriori dettagli, come la presenza di una sorgente puntiforme; questa fonte, identificata presso la collocazione della magnetar, è circondata da una diffusa emissione di raggi X. J1818.0-1607 è stata osservata anche con dei radiotelescopi, come il Vla in Nuovo Messico, che hanno messo in rilievo l’emissione di onde radio.

Questo dato implica che la magnetar abbia anche delle proprietà simili a quelle di un tipo di pulsar, definito ‘rotation powered’; esse emettono fasci di radiazioni, rilevati come pulsazioni ripetute quando ruotano e poi rallentano. Tale caratteristica è posseduta solo da 5 magnetar, inclusa J1818.0-1607.

Inoltre, gli autori del saggio, basandosi sempre sui dati di Chandra, hanno notato che la magnetar sta convertendo energia – dal suo tasso decrescente di rotazione – in raggi X. Il livello di efficienza di questo processo è alquanto basso, rispetto a quanto avviene per le sue colleghe usuali, ed è probabilmente compreso nei valori individuati per le pulsar di tipo ‘rotation powered’. Gli astronomi, infine, hanno cercato i resti della supernova all’origine di J1818.0-1607 e hanno trovato delle possibili tracce, ma ad una distanza relativamente grande; questo fatto potrebbe far rideterminare l’età della magnetar, che potrebbe essere più anziana, dato che avrebbe impiegato un tempo maggiore per raggiungere la posizione attuale.

L’immagine in alto è stata realizzata con i dati di Chandra e di altre due missioni Nasa, Spitzer e Wise; la magnetar vi appare in violetto (Crediti, X-ray: Nasa/Cxc/Univ. of West Virginia/H. Blumer; Infrared (Spitzer and Wise): Nasa/Jpl-CalTech/Spitzer).